Ryan Reynolds: «I miei genitori? Con me hanno fallito di grosso»

Ryan Reynolds: «I miei genitori? Con me hanno fallito di grosso»

L’attore scherza sulle strane abitudini di mamma e papà quando era bambino e gli concedevano di vedere persino film vietati…

L’autoironia di Ryan Reynolds resta una delle sue doti migliori. Ecco perché – fascino a parte – è diventato con il tempo una delle star più amate di Hollywood. Il 45enne canadese ha presentato a New York il nuovo progetto, il film The Adam Project (dall’11 marzo su Netflix), e per l’occasione ha raccontato una serie di esilaranti aneddoti.

All’evento è stato raggiunto dalla moglie Blake Lively, con cui quest’anno festeggia dieci anni d’amore (dopo il matrimonio flop con Scarlett Johansson) e che di recente ha confermato una grande generosità, devolvendo 1 milione di dollari all’Ucraina.

I due hanno tre figlie: Inez, Betty e James (5, 2 e 7 anni). La primogenita ha il nome del papà di lui, scomparso a 74 anni per il morbo di Parkinson. 

L’attore, ultimo di quattro figli, non ha perso occasione per fare un tuffo nell’infanzia, quando negli Anni Ottanta vedeva i film fantasy con il papà, da E.T. a Ritorno al futuro. In una puntata del Today Show ha rivelato che non vuole recitare in pellicole pesanti perché la vita ha già parecchi dolori. Ma poi ha confessato che le sue bambine gli somigliano: «Anche loro guardano film che non dovrebbero vedere. Pure io, da piccolo, tornavo a casa e vedevo pellicole vietate ai minori. Per esempio Dune l’ho visto a cinque anni». Colpa dei fratelli maggiori, aggiunge, ma non solo: «I miei genitori erano veri e propri incubi, un fallimento assoluto». Tra una risata e l’altra, Ryan Reynolds scherza sulla vita domestica presente e passata.

E, come sempre, alterna le battute alle dichiarazioni serie. Infatti dice di avere ancora tanto in contatto con la versione dodicenne di sé: «Resto ancora un fascio di nervi, ma lo nascondo quando recito, appena entro in scena in un talk show, in un evento elegante e roba simili, ma dentro di me sono alle prese con urla silenziose». Il suo motto? «Testa alta e andrà tutto bene». 

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