Dopo la trasmissione del documentario ‘Leaving Neverland’ che getta ombre molto scure su cosa accadeva nel ranch della popstar, c’è chi accusa i network radiofonici di mettere al bando le sue canzoni
“Leaving Neverland”, il documentario HBO sui presunti abusi sessuali di Michael Jackson, sta demolendo l’icona pop.La CNN riferisce che le principali stazioni radiofoniche in Canada e Nuova Zelanda hanno deciso di eliminare dalla loro programmazione le canzoni di Jacko. “Siamo attenti ai commenti degli ascoltatori e le reazioni del documentario della scorsa notte” ha dichiarato Christine Dicaire, direttore marketing e comunicazione di Cogeco, una compagnia che gestisce 23 stazioni radio sparse in tutto il Canada.
Il ruolo della Bbc
Una scelta forte ed estremamente dannosa per chi gestisce il patrimonio lasciato dalla popstar qualora altre emittenti statunitensi decidessero di mettersi in scia ed eliminarlo dalle playlist. Viene smentita invece, come riporta la rivista specializzata Rockol, la notizia secondo cui alla testa di questa campagna di censura ci sarebbe la BBC. “Noi non mettiamo al bando gli artisti. – ha spiegato a Variety un portavoce della British Broadcasting Corporation – Consideriamo ogni canzone nel merito e le decisioni su cosa suonare sui nostri canali sono sempre prese con in testa il contesto nel quale operiamo e il tipo di pubblico al quale ci stiamo rivolgendo”.È innegabile però che qualche problema attorno alla figura dell’autore di “Black or White” esiste se è vero, e lo è, che Cumulus Media, il colosso proprietario di quasi 500 radio in 90 mercati, ha sentito il dovere di intervenire per dichiarare che “La decisione su cosa mandare in onda è una scelta che demandiamo ai direttori dei programmi delle singole emittenti, che sono incaricati di compiere le giuste scelte alla luce degli orientamenti delle platee alle quali si rivolgono”.
Via la statua di Jacko dallo stadio
L’impressione è quella di una barca che affonda e tutti che si affrettano verso le scialuppe di salvataggio. Come se non bastasse, sempre secondo Rockol, il Manchester National Football Museum ha annunciato la rimozione della statua di Michael Jackson voluta fortemente nel 2009 dal presidente Mohammed Al Fayeed, suo amico. “I piani per togliere la statua di Michael Jackson – assicurano – sono stati messi in moto da mesi per rappresentare meglio le storie che vogliamo raccontare sul calcio”, solo che il tempismo parrebbe alquanto sospetto.La famiglia tenta di tappare i buchi come può, e mentre in tutto il mondo si fanno sempre più numerose le manifestazioni pubbliche di protesta contro il documentario che i fan del re del pop considerano infamante, procede la causa legale contro Hbo, colpevole di averlo mandato in onda. E le azioni non si limiteranno ai tribunali: pare che Taj Jackson, nipote di Michael e membro dei 3T, stia promuovendo una campagna di crowdfunding per produrre un contro-documentario verità.
Testimoni attendibili?
Nel frattempo trapelano ulteriori indiscrezioni circa la credibilità di Wade Robson e James Safechuck, i due supertestimoni protagonisti del documentario firmato da Dan Reed; oltre al dubbio suscitato dal fatto che i due siano gli stessi che scagionarono Michael Jackson dalle accuse di pedofilia quando vennero chiamati a testimoniare in tribunale, pare che Robson, di professione coreografo e che ha mosso i primi passi proprio grazie al suo presunto molestatore Michael Jackson, solo qualche mese prima dell’inizio delle riprese di “Leaving Neverland”, abbia fatto causa, invano, per 1,5 miliardi di dollari, a l’Estate, la società di produzione di uno show del Cirque du Soleil dedicato alla memoria di Jackson. Secondo la famiglia la sua attuale testimonianza, sarebbe soltanto una vendetta.In più, ad aggravare la sua posizione, interviene anche Brandy Jackson, nipote della popstar e figlia di Jackie Jackson, che su Twitter scrive: “Sono stata insieme a Wade Robson per sette anni, ma naturalmente lui non lo ha detto nel documentario… e posso affermare che è un bugiardo”.
Quale sarà la verità? Cosa succedeva davvero al Neverland Ranch? Era il parco giochi dove tutti avremmo voluto vivere da bambini o il più cupo capitolo di una favola oscena? A rimetterci ora non solo l’eredità della famiglia, che ha già visto calare del 70% il prezzo di vendita del Ranch, ma anche la musica di Michael Jackson, quella che nessuno potrà cancellare dalle pagine più luminose della storia del pop mondiale.
Gabriele Fazio, Agi