Musica “Con il rap non punto a denunciare i mali della società”, dice Alessandro Travaglio

Musica “Con il rap non punto a denunciare i mali della società”, dice Alessandro Travaglio

Travis (non Trava), è stato accostato al programma Popolo Sovrano di Raidue condotto da Alessandro Sortino. Lo abbiamo intervistato

Per essere un rapper che vuole “spensierare” le persone, Alessandro Travaglio in arte Travis (“e non più Trava” come, fa notare indispettito, erroneamente lo chiama in questi giorni di fuoco tutta la stampa) forse non è capitato nel posto giusto. La Rai.Perché è bastata la notizia di un coinvolgimento del figlio di Marco Travaglio nel trailer o nella sigla del nuovo programma di Raidue Popolo sovrano, sparata ieri da Repubblica, per scatenare un bel po’ di grane, con smentite, conferme, dichiarazioni di guerra e (pochi) attestati di solidarietà, come quello di Mattia Feltri che stamattina titolando nel “Nome del padre” la sua rubrica su La Stampa, invita Travaglio junior a “seguire questo abbaiare di cani sull’incarico che forse gli darà la Rai, o forse no, con la maturità che altri più grandicelli di lui, con ruoli di governo e di leadership (vedi Di Maio e Di Battista) non hanno dimostrato svendendo in piazza l’onore dei loro padri”.Feltri gli consiglia “di non dire mai una parola in pubblico su suo padre che non sia una parola buona, perché se suo padre potrà essere un problema per gli altri non dovrà esserlo per lui”, sottolineando pure che il fatto che “alcuni prolifici emergenti del Pd si armino di pregiudizio e sdegno perché a Trava (ad Alessandro non piacerà, ndr) sarà affidata una sigla o un jingle della tv pubblica, senza averne mai sentita una sola nota, spiega che è sempre più facile adeguarsi al rasoterra”. Però è andata proprio così. Perché nonostante da due anni abbia convertito il suo vecchio nome d’arte Trava in Travis per distaccare la sua immagine da quello di suo padre, il rapper 24enne resta sempre il figlio del direttore del Fatto Quotidiano, incastrato suo malgrado in un pericoloso link tra il padre, sostenitore dei Cinquestelle e il direttore di Raidue Carlo Freccero, sostenuto dal Movimento.Tant’è che tra i primi ad inalberarsi è stato con un tweet il deputato del pd Michele Anzaldi: “Incarico al figlio di Travaglio da parte di Rai2 di Freccero? Sembra il sequel della puntata di “Scherzi a parte” con il direttore del Fatto quotidiano” ha scritto. “Sarebbe impensabile e imbarazzante un caso del genere di conflitto di interessi. La Rai smentisca”.La Rai all’inizio ha pure smentito il coinvolgimento di Travaglio-Trava-Travis, salvo poi ripensarci qualche ora dopo quando Freccero, ispirato proprio dalla suggestione di Repubblica, chiariva, avrebbe avuto l’idea di una gara tra sette rapper, incluso Travaglio, chiamati a scrivere la sigla del promo di Popolo Sovrano. “Mi sono detto: Perché non armonizzare la Costituzione italiana (cui si rifà la linea editoriale del programma, ndr) con il rap? E ho quindi indetto la competizione”.Il povero Travis, steso oltre che dall’influenza, dallo tsunami mediatico scatenato dalla sua potenziale partecipazione al programma di Raidue ha affidato la ricostruzione della vicenda al produttore discografico Thomas Cibelli: “Alessandro è stato contattato una settimana fa da un aiuto regista Rai per iniziare a pensare a una sua collaborazione al programma. Non è stato chiarito se si trattasse di trailer, sigla o spezzone di Popolo sovrano e non c’è nessun contratto firmato”, ha spiegato all’Agi. “Gli è stato mandato il “reference” (un video) di un lavoro musicale fatto all’estero, a tema politico, e gli è stato chiesto se era in grado di realizzare qualcosa di simile. E Travis ha risposto che poteva farlo tranquillamente”.Alessandro ha una discreta esperienza: dopo l’esordio da solista nel 2013, la partecipazione a Italia’s got talent due anni dopo, nel 2017 nella sua Torino ha formato la Bilogang, con i rapper G Pillola e Jack Out, (“Lo abbiamo chiamato così ispirandoci alla nostra convivenza in un bilocale”, racconta). Bilogang ha dato vita ai pezzi “Lei”, “Un, due tre stella”, “Cucù settete” e “Happy”, brano pacifista accompagnato da un video musicale, uscito nella notte di Halloween 2018 e distribuito da Sony, che celebra il funerale della violenza e delle armi, e a cui ha partecipato anche, nelle vesti del prete, il trapper Young Signorino.”Con il mio rap non punto a denunciare i mali della società. Sono già in troppi a farlo. Io sono felice di raccontare quello che vivo nella mia quotidianità, e che può interessare qualsiasi ragazzo tra i 15 e i 30 anni. Non è detto che per farlo devi per forza arrivare da un quartiere malfamato”, spiega Travis.Chissà se ce la farà a superare gli altri sei rapper che concorrono alla sigla del promo della trasmissione di Raidue e, soprattutto, i veti politici. Tanto rumore intanto ha fatto uscire allo scoperto, prima della conferenza stampa del 12 febbraio, Alessandro Sortino. Il conduttore di Popolo Sovrano non vede nessuno scandalo nell’affidamento del promo a Travaglio: “Ammesso che il fatto che gli sia affidato sia vero, lui non è Marco Travaglio ma solo il figlio, e fa un lavoro completamente diverso. E magari il suo brano è pure bello. È surreale che si sia arrivati a discutere di un promo prima ancora di vederlo”.Sortino ha quindi fatto sapere che alla sigla del programma (“anche se parlare di sigla è obsoleto, non siamo un film, e neanche un varietà in stile Fantastico. I programmi come il nostro hanno al massimo un jingle”) ci sta lavorando lui in chiave rock anni Settanta o Ottanta e ha quindi svelato la linea editoriale del programma: si ispirerà all’articolo 1 della Costituzione, al passaggio che recita: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Sortino e i suoi cercheranno di capire “se la sovranità oggi è davvero del popolo. Noi di Popolo Sovrano ci metteremo questi occhiali per guardare la realtà”.Sarà quindi un programma sovranista, con annesse critiche imminenti che si aggiungeranno a quelle per Travaglio-Trava-Travis? “Cos’è esattamente il sovranismo oggi non saprei dirlo”, spiega il conduttore. “Io non sono un politico ma un giornalista. Abiterò le fratture della società, nel senso che mi ci metterò dentro per raccontarle. Racconteremo la realtà attraverso le storie”. Di una cosa Sortino è certo: “Sarà un programma fighissimo”.

Antonella Piperno, Agi

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