di Cesare Lanza
Scommettiamo che il Festival di Sanremo fino a domenica ci indurrà a domande scomode (per i dirigenti della cosiddetta azienda pubblica)? Ecco le prime, tra le molte possibili, che ci vengono in mente. 1) Perché la Rai non risponde alle rivelazioni che La Verità da molti giorni pubblica, su varie indagini, da parte delle Procure di Roma e Torino, su ipotesi di corruzione e di frodi fiscali? Farne un siparietto tra una (modesta) canzone e l’altra (ancor più modesta) non sarebbe stato interessante? E, comunque, perché tacere anche nelle numerose conferenze stampa? 2) Non è ridicolo giustificare gli esagerati compensi per Carlo Conti e gli ospiti, asserendo che il bilancio del Festival sarà in attivo? Ammesso che sia vero (dateci i conti, non solo Conti!), il bilancio generale è in gravissimo deficit: perché non cogliere l’occasione per moderare i costi? 3) Quale titolo aveva la signorina Diletta Leotta, per essere invitata al Festival? Denunciare l’attacco alla sua privacy per le foto e i filmetti sulle sue nudità e prestazioni sessuali? Perché non lo ha fatto a Sky, dove lavora? Era la testimonial più adatta e persuasiva, tra le molte possibili di analoghe vicende? 4) In termini di ascolti, come valutare la partecipazione di Maria De Filippi? La prima sera, 1 punto (scarso) in più, rispetto al 2016, nella seconda serata 3,4 in meno. E se non c’era una ragione di ascolti, quali erano le altre motivazioni? 5) Una domanda per la De Filippi: ne valeva dunque la pena? Lei potrebbe essere, come star di Canale 5, la conduttrice di un anti Festival, probabilmente vincente, sulla rete berlusconiana. Chi glielo ha fatto fare, a contaminarsi in Rai?
di Cesare Lanza, La Verità