“Sopravvivere non è vivere”.
La pensa così, e forse con ragione, l’anziano André (André Dussolier) di È ANDATO TUTTO BENE di Francois Ozon, film già in concorso a Cannes 2021 e ora in sala dal 13 gennaio con Academy Two.
Ispirato all’omonimo libro autobiografico della scrittrice Emmanuelle Bernheim, il film tra commedia e tragedia, racconta di eutanasia, famiglia e, ovviamente, avvicinamento alla morte. Pieno di verità ed emozione, quest’opera, i cui i personaggi dalle molte anime ricordano quelli di Balzac, racconta di un momento difficile nella vita della scrittrice (interpretata da Sophie Marceau) quando si è trovata costretta ad aiutare a morire il padre in Svizzera dopo un ictus. Dato per scontato che maneggiando un tale materiale il rischio retorica è altissimo, Ozon non si è scoraggiato troppo anche per il sostegno di un super cast composto da Géraldine Pailhas (la sorella della scrittrice), Charlotte Rampling (la madre scultrice, che soffre a sua volta di Parkinson e depressione), Hanna Schygulla, Éric Caravaca e Grégory Gadebois. Ma va detto che sarebbe ingiusto non riconoscere in questo lavoro l’apporto di Dussolier – un attore che probabilmente saprebbe recitare anche da morto, tanto più dunque da malato terminale – e di una Marceau straordinaria sempre e davvero stupenda quando, in scena chiave, irrompe nel bagno per un pianto incontenibile. Che succede nel film? Che questo burbero e raffinato padre con alle spalle una vita piena di cose non ci sta a restare in scena come un personaggio di terza fila, un malato che va pulito come un bambino (una delle scene più toccanti del film). Così sceglie quella che lui considera la strada più dignitosa: l’eutanasia. Ma per André far passare la cosa alle figlie non è affatto facile, e questo anche per motivi legali. Emmanuelle rischia ben cinque anni di carcere se non fa le cose giuste, tra cui una dichiarazione video del padre che indichi, senza ombra di dubbio, la sua chiara volontà di morte. Tutto giocato sulla speranza delle figlie che il padre a un certo punto rinunci a morire e su quella, contraria, del padre che queste compiano la sua volontà, È ANDATO TUTTO BENE può vantare il primato di una commozione che arriva agli spettatori con la giusta alchimia, ovvero senza troppo esagerare. Frase cult del film, quella che dice Hanna Schygulla, dottoressa pro-eutanasia, quando un’Emmanuelle, piena ancora di una fievole speranza, le chiede se mai qualcuno ha rinunciato a darsi la morte all’ultimo minuto: “Solo una volta è capitato. Un uomo che aveva sposato una donna molto più giovane non ha più voluto darsi la morte quando ha visto sua moglie indossare un vestito rosso appena comprato. Quella visione gli ha fatto capire che era ancora bello vivere”.
Francesco Gallo, ANSA