Su Canale 5 il fim evento sul figlio del giornalista ucciso. L’attore: «Recitare con mia moglie Laura Chiatti? Mi piacerebbe molto»
Arrivo da quattro mesi e mezzo di riprese della seconda serie di Solo in cui abbiamo girato tutti i giorni: è stato devastante», racconta Marco Bocci. «Ormai è normale ottimizzare i tempi, funziona così. Finita questa esperienza per un bel po’ mi prederò del tempo per riposare». Ammette: «Non potrei più lavorare in serie molto lunghe, magari 8 mesi».
Eppure è sopratutto alle serie tv che deve la sua popolarità, fatta (anche) di urla, baci, abbracci e selfie su selfie quando cammina per strada. «L’affetto delle persone mi stupisce ancora. So che ci sono posti in cui non posso proprio andare. Mi piace che anche tra gli uomini ci sia la voglia di venirmi a dare una stretta di mano. Non mi considerano un competitor».
Merito dei ruoli che ha interpretato. Il prossimo sarà in Mario Francese, in onda su Canale 5 il 21 gennaio. Il giornalista vittima di mafia nel ‘79 è uno dei personaggi simbolo raccontati nel ciclo di film evento di Taodue, Liberi sognatori. «Una storia pazzesca. La sua e quella di suo figlio Giuseppe, che interpreto. Sono due eroi che sembrano usciti dalla penna di uno scrittore. Invece è storia vera». Il film è ambientato dopo la morte di Mario «e si concentra sullo sforzo di Giuseppe nel dimostrare come il padre fosse stato vittima della mafia. Una battaglia a cui ha dedicato l’esistenza, che gli ha trasformato il carattere e a cui ha finito per sacrificare la vita, visto che se l’è tolta dopo essere riuscito nel suo obiettivo».
Le parole corrono veloci: «Ho incontrato Giulio, fratello di Giuseppe. E’ un orgoglio raccontare storie così, penso faccia bene». Ma vale anche il contrario? Se protagonisti sono i malavitosi, scatta il rischio emulazione? «La prima volta ci ho riflettuto con Romanzo Criminale. Se c’è chi emula dei criminali è perché ha quella natura. E’ bene che i film facciano conoscere personaggi realmente vissuti, senza avere la pretesa di cambiare la testa alle persone, ma per rendere giustizia a vite straordinarie». Da sempre, Bocci coltiva l’idea di farlo col suo punto di vista, debuttando alla regia: «Un sogno che sta lì. Già avrei la sceneggiatura… Ma se devo esprimere un desiderio, vorrei finire il mio secondo romanzo. Sono in un momento complicato ma la scrittura mi appaga molto». Il 2018 sarà anche l’anno del ritorno a teatro: «Sto valutando diversi copioni: la voglia di tornare sul palco è troppa». Le piacerebbe recitare con sua moglie, Laura Chiatti? «Molto. Se capitasse mi farebbe piacere». Forse, lì il set potrebbe durare pure otto mesi.
Chiara Maffioletti, Corriere della Sera