Metal satanico pregiudizio italiano, sogno feat. con Lady Gaga

Metal satanico pregiudizio italiano, sogno feat. con Lady Gaga

Il metal può piacere o no. Ma associarlo al satanismo è un vecchio luogo comune tutto italiano. Non ha dubbi Cristina Scabbia, voce e volto femminile dei Lacuna Coil, la band milanese famosa nel mondo ancor prima che nel nostro Paese. ‘Comalies’ del 2002 è stato l’album della consacrazione, l’Ozzfest, il festival organizzato da Ozzy Osbourne, il palco che li ha incoronati. Dalle decine di collaborazioni con artisti del calibro di Dave Mustaine dei Megadeth, alle occasioni mancate con altrettanti giganti come Lemmy dei Motörhead, fino all’esperienza televisiva come giudice di ‘The Voice of Italy’, Miss Coil, classe 1972, si racconta nel libro ‘Il diavolo mi ha venduto l’anima – Storia di una Metal Queen tra cielo e inferno’, edito da Sperling & Kupfer. Una storia sincera dalla periferia di Milano ai palchi di tutto il mondo.

“In Italia ci sono tantissimi pregiudizi sul ‘metal satanico’ e anche un’idea vecchia del metal – dice Scabbia all’AdnKronos -. Non ci si rende conto che è uno stile super presente, di grandissimo successo in tutto il resto del mondo e che le band si stanno evolvendo: ci sono nuove sonorità e un nuovo abbigliamento”. I media italiani ne stanno alla larga, forse per pudore o pregiudizio. “Avendo la possibilità di viaggiare tanto mi rendo conto che l’Italia è uno dei pochi Paesi in cui metal non ha lo stesso trattamento di altri generi musicali ed è un grande peccato – ammette Cristina -. In Europa non è così, in Olanda, ad esempio, ci sono tanti gruppi metal, anche con voci femminili, che sono sostenuti dallo Stato, perché vengono visti come un valore aggiunto. Secondo me lo stereotipo è legato all’immagine del metallaro vestito con la giacca di jeans che glorifica Satana…ma è un problema culturale”. Da piccola lei ascoltava rap, “perché lo ascoltava mio fratello e miei compagni mi prendevano in giro…ora a distanza di 30 anni è la musica che va di più, il genere che domina. Questo è dovuto a una questione culturale, perché è molto rappresentato dai media. Ricordo che persino in un’edizione di ‘Amici’ di Maria De Filippi era presente la categoria. I giovani si rivedono nei testi, anche un ragazzino di 12 anni può sedersi e scrivere le proprie rime. E’ più semplice da fare, è come con un diario. E oggi la musica si crea anche a casa, con il telefonino, è molto agevole. In passato dovevamo per forza andare in studio, spendere tanti soldi per registrare, adesso si può fare benissimo con lo smartphone”.L’idea di scrivere questo libro è nata qualche anno fa “ma non arrivava mai il momento giusto, ne avevamo fatto uno sulla storia dei Lacuna Coil e mi sembrava superfluo raccontare di nuovo la mia carriera. Poi Leonardo Patrigani, curatore del volume, mi ha fatto notare che non avevo mai parlato della vita di Cristina, di come sono arrivata alla musica, di Twitch e del mondo nerd. Ero un po’ restia, perché non amo aprirmi sul privato, ma mi poi abbiamo raccolto idee e ricordi”. Da ragazza di Quarto Oggiaro a star internazionale, Cristina non pensava che sarebbe diventata un’icona del rock.”Forse il segreto è stato non provarci…non mi sono mai incaponita, non era nei miei temi scolastici alla voce ‘cosa vuoi fare da grande?’ – ammette -. Mi è capitato nel momento in cui ho preso determinate scelte, dettate dal voler stare nella famiglia dei Lacuna Coil, dal voler viaggiare, incontrare altre culture e cantare ma non era nei miei piani. Quando abbiamo iniziato non c’erano dei pregressi di altre band metal italiane che avevano raggiunto questi risultati, era impensabile”.
Testa sulle spalle e musica nel cuore da sempre sono una sua costante. “Sono cresciuta in un quartiere particolare, disagiato – ricorda -. Quando ero piccola i problemi li percepivo ma era diversa la maniera di affrontarli. Come il fatto di non dover per forza cadere nelle trappole e diventare una drogata o una spacciatrice, di non voler frequentare determinate compagnie, e tenermi fuori dai casini…poi la mia vita ha avuto anche momenti up and down ma niente mi ha buttato giù. Ho avuto una famiglia meravigliosa alle spalle, che mi ha sempre sostenuta e guidata nelle scelte giuste”. La parte più difficile da scrivere nel libro è stata proprio quella relativa alla perdita dei genitori: “Non l’ho neanche riletta – spiega -. Io tendo a proteggere le cose più care ma ho voluto inserire questa parte, perché molte persone si trovano nella stessa situazione e raccontare questa esperienza serviva a sostenere chi è disperato. Volevo far capire che una rinascita c’è sempre e che è inutile stare male. E’ meglio mantenere i ricordi e glorificare quello che c’è stato”.

Tra le pagine della sua autobiografia Cristina si racconta disordinata ma con il pallino dell’igiene, soprattutto durante i tour. “Ci sono due Cristina che vivono in me, quella super ordinata, pulita che si rifà il letto e lava le lenzuola ogni due giorni e quella incasinata che va a fare shopping e riempie il tourbus di roba” ammette ridendo. Niente droghe o alcol a contaminare la sua carriera, attenta al sonno (“se non dormo è un disastro”) nel volume ricorda le storie sentimentali importanti (tra le citate, quella decennale con Jim Root degli Slipknot) e l’esperienza di giudice nel 2018 a ‘The Voice’. “Lo rifarei, è stata bellissima, mi ha fatto conoscere un sacco di persone con cui sono ancora in contatto” rivela. Della formula talent è consapevole dei pregi e dei difetti: “E’ un discorso ampio, molte persone la prendono come una scorciatoia, perché il successo immediato fa a gola a tutti perciò ci si dimentica che il problema non è arrivare al successo ma mantenerlo, quindi farne una carriera che ti permetta di andare avanti e nel mondo musicale non è facile – sottolinea -. Bisogna dedicarsi alla musica al 100%, a volte esce qualcuno dai talent che diventa famoso ma è una casistica…è come nel calcio, ci sono giocatori top e poi il sottobosco che rimarrà in panchina. Però va bene provarci se uno ha voglia di mettersi in gioco con lo spirito giusto”.

I buoni esempi non mancano. “Maneskin, Emma e Annalisa sono tutti usciti da talent ma si sono costruiti la propria carriera – osserva Scabbia -. Poi ci sono varie ed eventuali…devi avere una casa discografica alle spalle, manager, contatti. Ogni storia è diversa e su questo non si può generalizzare”. In Italia, fuori dai prodotti confezionati in tv, ci sono diverse realtà che potrebbero ripercorrere la strada fortunata dei Lacuna Coil. “I Fleshgod Apocalypse hanno trovato il loro canale e ne sono felice, siamo amici – dice Scabbia -. Si tende a pensare che ci sia spazio solo per pochi ma c’è spazio per tutti, non bisogna essere gelosi ma felici perché un’altra band può aprire le porte e suscitare interesse per il mercato italiano. Bisogna sostenere gruppi che riescono a fare qualcosa nel metal”.

In questo ambiente tradizionalmente maschile, Cristina non si è mai sentita diversa. “Sono sempre stata parte del gruppo – confessa – certo, destavo più attenzione perché all’inizio di donne nel metal ce ne erano poche. Al di là dei cori sessisti sul placo come ‘nuda nuda’, che ti fanno incazzare, poi ripaghi dimostrando quanto vali. Io non ci ho mai fatto caso, ho sempre pensato ad altro e a portare avanti le mie idee e quello in cui credevo. Se da un lato arrivavano battute di questo tipo dall’altro ricevevo più attenzioni in quanto donna. E’ una questione di equilibrio ma c’è del lavoro da fare perché esistono delle disparità. Bisogna guardare tutto razionalmente”. Gamer accanita, disegnatrice (suoi i diavoletti che spuntano tra le pagine del libro) e appassionata di cultura giapponese e con il lockdown del 2020 ha aperto un canale di gaming su Twitch. Una passione che coniuga “meravigliosamente” con la musica.

“Sono diventata ambassador di Playstation, ce l’ho anche tatuata sulla pelle e ne sono felicissima. Quando non scrivo o sono in tour con i Lacuna Coil accendo la Playstation e gioco”. Tra le tante collaborazioni che sogna ce ne è qualcuna che desidera particolarmente: “Lady Gaga è una metalhead, è amica degli Anthrax. Mi piacerebbe da morire lavorare con lei. E’ un’artista stratosferica, ha fregato tutti con la sua immagine pop iniziale, un geniaccio”. Anche il cantante dei Korn, Jonathan Davis, è in cima alla sua wishlist. “Siamo amici e lo rispetto enormemente, amo da sempre la loro musica”. E poi il compositore giapponese Nobuo Uematsu, firma di colonne sonore dei videogiochi, e il trio norvegese di musica folk Wardruna “me ne sono innamorata, un coro con loro mi piacerebbe molto”. Intanto, Cristina si sta concentrando sul nuovo album dei Lacuna Coil, ‘Sleepless Empire’ che uscirà il 14 febbraio prossimo. “Sarà un disco molto dinamico – rivela -. Abbiamo già fatto uscire quattro canzoni ma ce ne sono altre di tono diverso. Non posso dire molto ma preparatevi a sentire qualcosa di molto più oscuro ed enigmatico…sarà un nuovo viaggio nel mondo dei Lacuna Coil, una riflessione sul passare del tempo”. (di Federica Mochi)

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