Zerocalcare, serie Netflix? Si può pensare a seguito

Zerocalcare, serie Netflix? Si può pensare a seguito

A Nuvola sold out. Roma Nord? Mi interessa sguardo su periferie

Scherza sul successo della serie animata Netflix ‘Strappare lungo i bordi’ Zerocalcare star degli incontri, con oltre 900 persone, l’8 dicembre alla Nuova dell’Eur a Roma dove nel giorno di chiusura della fiera ‘Più libri più liberi’ è stato protagonista di un serrato dialogo con Chiara Valerio.


E ci sarà un seguito di ‘Strappare i bordi’? “Adesso sto smaltendo gli accolli della prima, poi chissa’.

E’ andata abbastanza bene per poter immaginare di fare un seguito, però poi bisogna vedere se ha senso, se è una cosa che a uno gli va di fare, se ha una cosa da raccontare” ha spiegato dallo stand del firmacopie all’ANSA.
    “Di solito nei fumetti metto dei mini riferimenti al testo di una canzone, con l’animazione puoi imporlo. Ho cominciato a fare questa roba, l’ho fatta da solo registrando al telefono. Erano clippini da tre-cinque minuti a settimana ma me lo potevo permettere perchè eravamo in lockdown. Per Netflix è stata un cosa molto più complicata: fare una serie animata di 90 minuti in circa 9 mesi di lavoro con 200 persone che ci hanno lavorato e che sono iper professioniste e si sono fatte un culo come un secchio è diverso. Se lo avessi dovuto fare io non sarei stato capace e ci avrei messo forse 150 anni e sarebbe comunque uscito brutto” dice Zerocalcare.
    E grazie alla serie Netflix abbiamo scoperto che gli intellettuali non leggono Zerocalcare. Nessuno sapeva niente dell’Armadillo, come è possibile? “Non mi stupisce. Nessuno si legge la roba mia. Al Pigneto leggono la roba mia. Chi mi ha intervistato nella vita non si è mai letto niente di mio. E’ sempre così” sottolinea in uno degli incontri più divertenti di Più libri più liberi. Dopo quelle allo stand di Bao Publishing dove Zerocalcare ogni giorno della fiera ha firmato i suoi libri, oggi il serpentone di fila per il suo incontro ha raggiunto il record. “Sono passato dalle immagini fisse a quelle in movimento 3 anni fa per un motivo banalissimo legato alle mie manie del controllo. Volevo imporre alle persone la musica da sentire mentre leggevano le mie storie”.
    “Ho la percezione di disegnare da sempre, sono della generazione di quando Topolino vendeva un milione di copie. Disegno da quando ero microscopico. Era la cosa che facevo più di tutto però ho il ricordo che a scuola, fino a 10 anni, ero proprio una pippa in disegno perché mi facevano disegnare cose assurde, lungo i quadratini. Ho cominciato a disegnare storielle intorno ai 12-13 anni, i primi fumetti. Li facevo per me stesso, per i professori, poi è arrivato il punk. Facevo i fumetti per le fanzine. Ma lo scarto tra pippa totale e il dopo non mi ricordo quando è avvenuto” racconta.
    E del dibattito che infiamma i social su Roma Nord (dopo l’iperbole di Pietro Castellitto a Sette: “Non credo esista un posto più feroce. Chi è cresciuto a Roma Nord, ha fatto il Vietnam” ) dice: “quello che mi interessa non è tanto il giudizio su Roma nord ma che ci sia lo stesso sguardo sulla periferia, il buon selvaggio o il degrado. Non è cambiato tanto”. E aggiunge “ho provato ad affrancarmi dal mio personaggio ma è uscita una schifezza. Comunque non puoi continuare a far vedere i lati belli se no sei un mitomane. Mi sono posto il problema di mostrare i lati brutti. E’ più interessante raccontare le contraddizioni”. E quanto il fumetto è utile per smantellare temi sociali? Quanto è politico? “Lo è tantissimo perchè ti permette di parlare di cose complesse. Non viene preso spesso sul serio ma è figo per questo. E mi sono dato certe regole: rispetto il mio lavoro e cerco di non peggiorare il mondo con la mia roba. Cerco di ricondurre sempre la politica alla collettività” spiega Zerocalcare fra gli applausi e poi comincia a firmare le copie e questa volta sarà davvero interminabile.

Ansa.it

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