Zerocalcare, Giancane e il punk-rock di ‘Strappare lungo i bordi’

Zerocalcare, Giancane e il punk-rock di ‘Strappare lungo i bordi’

Ma anche la provincia degli 883, il metal, i negozi di dischi di Roma, Soulseek, Kurt Cobain: il fumettista e l’autore della colonna sonora della serie Netflix ci hanno raccontato la musica con cui si sono formati

Nel commentare le musiche della sua serie animata Strappare lungo i bordi Zerocalcare ha dichiarato di averci messo dentro un po’ di roba «da boomer» e per spiegarsi ha fatto alcuni esempi: roba punk, Band of Horses, Billy Idol, Tiziano Ferro, Manu Chao, Non abbiam bisogno di parole di Ron. Da parte sua Giancane, cantautore con un passato da chitarrista nel gruppo folk rock Il Muro del Canto, ci ha messo la colonna sonora originale, inclusa la sigla Strappati lungo i bordi. Ma che rapporto hanno con la musica, da fruitori, il fumettista Michele Rech, classe 1983, e il musicista Giancarlo Barbati, classe ’80? «Intanto è stata la musica a unirci: era il 2015 e con Il Muro del Canto domandammo a Michele un cameo nel video di Figli come noi», dice Giancane. «Il fatto è che frequentiamo da sempre gli stessi ambienti, dopodiché con il video del mio pezzo con Rancore del 2018, disegnato sempre da Michele, ci siamo conosciuti ancora meglio».

Il riferimento è a Ipocondria, brano poi utilizzato da Zerocalcare per Rebibbia Quarantine – la serie realizzata nel 2020 per il programma tv Propaganda Live – e che in linea con la canzone-sigla di Strappare lungo i bordi dice molto degli ascolti punk-rock che accomunano i due romani. Non tutto, però. «Prima per me ci sono stati i cantautori italiani che ascoltavo in macchina con i miei durante i viaggi estivi: Dalla, De Gregori», spiega Michele. «Lì credo di essermi avvicinato alla musica inconsapevolmente, mentre il primo ricordo consapevole e attivo sono stati gli 883: le cose che racconta Max Pezzali sulla provincia somigliano alle storie di periferia della mia gioventù e la retorica del perdente delle sue canzoni è la stessa del punk, forse con meno rabbia, ma con la stessa voglia di raccontarsi».

Giancane concorda: «La passione per gli 883 e Pezzali ci accomuna, entrambi l’abbiamo sviluppata da ragazzini, nel mio caso ricordo ancora una cassettina di Hanno ucciso l’uomo ragno che avevo alle medie. Qualcuno si stupirà perché parliamo di un lombardo, ma a parte che ha saputo mettere in musica un disagio non così dissimile da quello che viviamo nelle periferie romane, ormai è un romano d’adozione, l’anno scorso ha persino fatto un pezzo su Roma in cui canta dell’amico cinghiale!». Parla di In questa città, singolo per il quale non a caso Zerocalcare ha disegnato la copertina. Ma citazioni di Pezzali si possono scovare anche in alcune vecchie strisce del fumettista di Rebibbia, senza contare l’artwork firmato nel 2016 per l’album …Perché in fondo lo squallore siamo noi dei 666, gruppo di Colleferro che rilegge il repertorio degli 883 in chiave punk-metal. Poi, appunto, c’è il punk, anzi, il punk-rock. «Quello non troppo violento o troppo poco violento, dipende dai gusti», osserva Giancane. «Hai presente i Dropkick Murphys? Sono uno dei miei gruppi preferiti assieme a Bad Religion, NOFX e ai primi Blink-182, che tra l’altro vidi a Bologna quando li cacciarono a sassate».

Per la cronaca, era il 2000 e la band californiana dovette filarsela dal palco degli Independence Days dopo pochi brani, perché colpita da una sassaiola provocata da una parte dei presenti, che a quanto pare ritenevano che i Blink si meritassero tanto per essersi venduti al mercato. Digressioni a parte, Giancane precisa di non aver mai suonato quel genere: «Da pischello preferivo il noise-core senza melodia, tant’è che avevo un gruppo che si chiamava iTund, pura cattiveria due chitarre, batteria e strilli strani. In compenso nell’ambiente hardcore romano ho fatto il fonico per anni e da gruppi come i Grand Theft Age e gli Ultimi ho imparato l’attitudine da palco e la capacità di adeguarmi a qualsiasi tipo di situazione tecnica, incluse quelle più lontane dal top di gamma».

L’accenno agli Ultimi ci riporta a Zerocalcare, sia perché per la street punk band laziale il fumettista ha diretto il video di Favole, sia perché la stessa band compare tra le musiche della sua serie Netflix. «Da ragazzino ascoltavo Rage Against the Machine, Metallica e Clash», spiega Michele. «Tutto era legato ai momenti in cui avevo bisogno di contestare, sia nella musica che nei testi cercavo qualcosa con cui oppormi a ciò che avevo intorno, compresa la musica che ascoltavano i miei compagni di classe. Oggi, invece, la musica la ascolto in tre momenti: in macchina, mentre corro e mentre coloro i disegni. Lavorando, però, ascolto musica che mi intrattiene, non mi serve che ci sia un legame viscerale con artisti e brani, quello ce l’ho solo con il punk». E continua citando pure lui gli Ultimi e «i gruppi degli amici miei, che raccontano di persone che reputo la mia famiglia, con cui sono cresciuto», per poi spostare lo sguardo oltreoceano: «Mi esaltano i Comeback Kid (canadesi, nda) e i Champion (di Seattle, nda), fanno hardcore/straight edge che dà davvero la carica, musica per correre senza sentire la fatica».

Nel suo cartoon compaiono anche gli storici Klaxon, nati nel 1979 a Centocelle e co-autori di un album datato 2014, inciso proprio con gli Ultimi, per il quale Zerocalcare ha disegnato la cover. E ancora, i Bronski Beat, gli M83, i Fauve, Apparat, più altre citazioni più o meno nascoste, vedi il poster di Londra Chiama dei Clesh (alias London Calling dei Clash) nella cameretta dello Zero teenager. Tutto materiale autobiografico. «Se mi chiedi un idolo che prendevo a modello da adolescente, forse era Joe Strummer, perché era riuscito a creare un movimento umano, oltre che musicale, gigantesco», afferma Michele, che nella serie ha piazzato anche una delle sue mete preferite da fruitore di musica: «Disfunzioni Musicali, storico negozio di San Lorenzo che aveva tutta musica indipendente e underground, punto di riferimento della scena romana finché non ha chiuso». Gli fa eco Giancane: «Era gigante e c’erano cose che potevi trovare solo lì, una volta vi portai un regalo di Natale sbagliato, gli diedi i Cranberries ancora incellofanati e in cambio mi fecero scoprire i Sepultura di Chaos A.D.».

Altri tempi, benché non così lontani. «Allora la musica si doveva cercare», prosegue il cantautore di Ansia e disagio, «per orientarmi mi leggevo delle fanzine stampate male su carta riciclata e qualche rivista più patinata di cui non ricordo il nome, una era Metal Hammer. Era più faticoso, ma almeno avevi il tempo per goderti le cose, adesso un disco dura due settimane e quanta roba esce? Pubblicare di continuo abbassa la qualità». Pronto per compiere 38 anni il 12 dicembre, anche Zerocalcalcare ha vissuto l’epoca pre-Spotify: «L’altro negozio di dischi per me fondamentale è stato Hellnation, tempio del punk romano per decenni. Per il resto ho nostalgia dei programmi di peer sharing in cui spulciavi gli archivi degli altri utenti, in particolare di Soulseek: quando qualcuno aveva quel pezzo introvabile che cercavi da chissà quanto e guardando nelle sue cartelle scoprivi altre cose stupende era molto bello».

A questo punto Giancane ci svela i suoi, di idoli. «Il primo è Kurt Cobain, avevo 15 anni quando è morto, e pure i capelli lunghi, quel cambio generazionale me lo sono vissuto tutto e il sound dei Nirvana mi è rimasto dentro, infatti ancora rosico per non essere andato all’ultimo concerto che fecero a Roma, mia madre non mi ci mandò perché ero piccolo. Ma ok, questo dallo psicologo l’ho già sciorinato». E gli altri? «James Hetfield e i Metallica, perché mi hanno aperto a sonorità più cattive, e Freddie Mercury e i Queen, perché facevano come gli pareva, canzoni difficili da cantare e suonare che però diventavano hit: un po’ come Elio e Le Storie Tese, mi hanno fatto capire che con la musica si può fare davvero tutto ciò che si vuole». Altri preferiti del nostro, che in passato, oltre che con iTund e Il Muro del Canto, è stato impegnato in un progetto, Bella Chicco, consistente in un live set elettronico con strumenti-giocattolo, sono «Nick Cave, Pink Floyd, Beatles, Iron Maiden, un sacco di musica vecchia con cui i miei stavano in fissa e me l’hanno attaccata». Prima ancora c’erano stati «un nonno che a casa suonava il pianoforte costantemente» e «uno zio che negli anni ’80 aveva un gruppo Italo-disco, gli Europe – non quelli che tutto il mondo conosce, no, a quelli fecero causa e si misero pure qualcosina in tasca – e che quando avevo 5 o 6 anni mi fece cantare in Football Stars – Alleluia, brano di beneficenza con dei calciatori e un coro di bambini tra cui io. Dopodiché alle medie scoprii la chitarra, che chiesi per le ore di musica in alternativa al flauto dolce. Per fortuna acconsentirono».

Ora la colonna sonora di Strappare lungo i bordi è disponibile sulle piattaforme di streaming con la copertina disegnata dallo stesso Zerocalcare, dal 17 dicembre arriverà nei negozi in formato fisico. Riserviamo le ultime domande al fumettista più popolare del momento. Se dovessi disegnare un supereroe legato in qualche modo alla musica, che cosa ti inventeresti? «Sicuramente un personaggio che fa addormentare la gente usando i Radiohead. Oh, che mi piacciono, eh!». Al tuo funerale quale canzone vorresti? «Undestructable dei Gogol Bordello». Nel mondo della musica c’è qualche artista che ti ispira o continua a ispirarti per i tuoi fumetti? «Adele, per motivi che non ho il permesso di spiegare».

rollingstone.it

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