Il regista di “A casa tutti bene” si scaglia contro l’ex ministro che avrebbe messo in ginocchio l’intero settore per “una visione insensata e miope”.
“Fino a un anno fa – spiega su Instagram e poi in un’intervista a La Stampa – il cinema italiano stava vivendo un periodo di grande prosperità. Grazie alle agevolazioni fiscali del tax credit, copiato da noi da altri Paesi europei per i vantaggi che portava all’economia, l’occupazione era al massimo, i teatri a Cinecittà e non solo pieni e prenotati per mesi avvenire. Grandi produzioni americane, attratte dall’opportunità di detrarre il 40% degli investimenti, (in Spagna si arriva al 50%, in Francia al 40%, Ungheria 35% ecc.), avevano traslocato in Italia creando lavoro e crescita economica”.
“Poi – scrive – è arrivato Sangiuliano e con lui la pretestuosa, confusa, incompleta e cavillosa nuova legge sul tax credit che ha frenato e bloccato decine di progetti. Moltissime produzioni si sono fermate, gli investitori sono fuggiti verso altri Paesi europei con politiche più vantaggiose dove questa industria sanno come tutelarla e soprattutto sanno che rappresenta parte importante dell’economia di un intero Paese”.
UN SETTORE “MESSO IN GINOCCHIO”
Muccino lancia l’accusa: “Di colpo, in Italia migliaia di lavoratori del settore – macchinisti, elettricisti, sarte, scenografi, sceneggiatori, costumisti, produttori, montatori, direttori della fotografia e tutta la filiera che arriva fino ai trasporti, agli albergatori, ai ristoratori e molto, molto altro – si sono trovati con molto meno lavoro, le Regioni con molti meno soldi nelle casse. Non ci sono stati vantaggi per nessuno. Tutto ciò mentre il cinema italiano e quello internazionale realizzato in Italia veniva per una visione ideologica, insensata e miope, messo letteralmente in ginocchio”.
Il regista di “A casa tutti bene” aggiunge: “Sangiuliano se n’è andato, non mancherà a nessuno, ma il danno è stato fatto. Ci auguriamo fortemente che si faccia ripartire un’industria che è al di sopra della politica e delle sue dinamiche ma semplicemente una vera e propria economia che dà lavoro a migliaia di persone”.
“Non sono mai appartenuto a nessuna parrocchia politica e anche il cinema l’ho fatto stando dalla mia parte del campo. Parlo però a nome di tutti – dice – perché il nostro cinema è stato il più grande. E se non ci fosse stato il Grande cinema italiano dal dopoguerra agli Anni 60, tanti cineasti fondamentali, colonne portanti del cinema americano e non solo, nel mondo, non sarebbero mai stati ciò che sono divenuti. Il cinema stesso non sarebbe diventato quello che è stato, senza il nostro cinema. Distruggere il cinema italiano è un danno e un atto che sembra ideologico e che va riparato al più presto. Abbiamo oggi migliaia di nuovi disoccupati che pochi mesi fa erano costantemente al lavoro. Se si sono fatti degli errori, e si sono fatti, vanno rimessi a posto. Errare è umano, perseverare molto meno”.
L’APPELLO AL MINISTRO GIULI
Infine, l’appello al nuovo ministro della Cultura: “Mi auguro che il nuovo Ministro Giuli ascolti chi lavora nell’audiovisivo e restituisca al cinema italiano forza e prestigio rimettendo intanto mano alla disastrosa legge voluta da Sangiuliano. Ci auguriamo collaborazione e un nuovo cammino”.