Pilar, stiamo lavorando a ‘Centenario di un contemporaneo’.
Trovato per caso dalla vedova dello scrittore in uno dei computer di casa, ‘Diario dell’anno del Nobel’ di Josè Saramago, il sesto e ultimo quaderno di Lanzarote, pubblicato da Feltrinelli nella traduzione di Rita Desti, è un libro che “si concentra di più sul pensiero, sull’azione, meno sul tran tran quotidiano” rispetto agli altri quaderni. “Con questo diario è come se Saramago avesse avuto la meglio sulla morte che è una signora stupida” dice all’ANSA Pilar del Rio, la moglie dello scrittore, morto nel 2010, al Festivaletteratura di Mantova.
“All’indomani della sua scomparsa è uscita una vignetta in cui si vede la morte che legge un libro di Saramago e dice: ma che cosa ho fatto?” ricorda Pilar del Rio, giornalista e traduttrice, che ora sta lavorando, annuncia, al progetto ‘Centenario di un contemporaneo 1922-2022‘ che sarà dedicato ai cento anni della nascita del Premio Nobel per la letteratura con una serie di proposte internazionali.
“Saramago è uno dei maestri del nostro tempo e in questo suo ultimo diario è come se avesse sentito la necessità di lasciare traccia del suo pensiero, delle sue idee. Poi, con il Nobel nel 1998, tutto è cambiato. C’era molta pressione da parte degli editori e dei giornalisti. Tutti chiedevano interviste e la nostra casa era diventata un centro di ultima istanza. Tutti lo imploravano, lo invitavano e lui andava. E’ stato in Palestina, in Brasile, in Messico” racconta Pilar. La moglie dello scrittore sapeva di questo quaderno che contiene le sue ultime parole, molte dedicate alla libertà, ma si è imbattuta in questo diario mentre cercava sul computer alcune date per un volume di conferenze che sarà pubblicato il prossimo anno.
“E’ stata davvero una sorpresa. Aveva preannunciato che avrebbe scritto un sesto diario, ma ad un certo punto se ne è dimenticato come è successo all’editore francese e a quello spagnolo. Lui era impegnato su un altro fronte, stava scrivendo un altro romanzo. Se fosse stato pubblicato nel 2001 come era previsto, sarebbe stato interessante, ma dopo 20 anni l’interesse è maggiore perché questa è un’opera assolutamente attuale. E’ come se qualcuno ci dicesse: tu non sei orfano” suggerisce sorridendo Pilar Del Rio che firma la prefazione del libro, a lei dedicato.
Ed Eduardo Lourenco ringrazia nella dedica il computer, che chiama “magico supporto per aver preservato questo dialogo di Josè Saramago con se stesso e con il suo tempo, in uno spazio e alcuni riverberi di luce senza fine”.
Oltre al discorso profetico in occasione della consegna del Nobel, il sesto diario parla di politica, viaggi, letteratura in una forma intima, come se l’autore stesse scrivendo una lettera ad un amico.
“E’ un libro – sottolinea Pilar – senza pretese in cui Saramago mostra di apprezzare la vita. Diceva sempre che bisogna prendersi cura dei libri perché all’interno c’è una persona, l’autore. Quando io sono a Lanzarote non mi dimentico mai di accarezzare i libri, di estrarne uno, di aprirlo” spiega la vedova e poi dice che “non ci sono altri inediti. Saramago è stato un autore tardivo, scriveva e pubblicava. Il contrario di Pessoa”.
Ansa.it