Jagger, l’artista non tolga mai la maschera

Jagger, l’artista non tolga mai la maschera

Il rocker nel film di chiusura, The Burnt Orange Heresy

Chiusura in musica alla Mostra del Cinema di Venezia 2019. Prima Roger Waters dei Pink Floyd, poi Mick Jagger nel cast di ‘The Burnt Orange Heresy’ film italiano (fuori concorso) di Giuseppe Capotondi. Storia di un critico d’arte d’arte (Claes Bang) al quale un potente mercante d’arte (Jagger) fa un’offerta impossibile da rifiutare. L’intrigo coinvolge un celebre pittore (Donald Sutherland) che vive isolato da anni.Dal frontman 76/enne dei Rolling Stone, al Lido per il film di chiusura, tante piccole verità dette in una conferenza stampa che lo ha accolto tra mille applausi. Il rocker ha parlato di ambiente, maschere, collezionismo e futuro. “Sono felice che lo facciano, sono quelli che erediteranno il pianeta. Negli Usa i controlli ambientali che avrebbero aiutato a proteggere il clima sono stati annullati. Sono felice che le persone vogliano manifestare, sono con loro” dice Jagger appoggiando la protesta degli attivisti del Comitato No Grandi Navi, che hanno occupato per sette ore il red carpet del festival. A chi chiede al leader dei Rolling Stones se l’artista debba indossare una maschera o mostrare se stesso, replica Mick Jagger – che già nel 1969 era stato protagonista al Lido insieme al compagno di band Keith Richards con una parte in ‘Umano, non umano’ di Mario Schifano -: ”Dovere dell’artista è mettere una maschera e non toglierla. Anzi deve indossare anche più maschere pur di non rivelare se stesso”.Recitare, spiega poi, non è diverso che salire su un palco: “Anche stare sul palco, fare una performance è come recitare. Anzi è anche peggio perché se cadi dal palco non puoi ripetere. Il mio personaggio è comunque molto affascinante in un film che è alla ricerca della verità”. Ma una cosa è certa per Jagger, giacca stampata su variazioni di grigio e reduce da un recente intervento al cuore, il mondo non va certo bene:”Il mondo cambia generazione per generazione. quelli che stiamo vivendo sono dei tempi strani, bui e nessuno può prevedere cosa accadrà. C’è comunque ora nel mondo una grande polarizzazione, meno flessibilità e maggiore inciviltà nella vita politica del mondo e anche del mio Paese in questa ultima settimana. E questa vale ovviamente anche per gli Stati Uniti dove, anche per quanto riguarda l’ambiente, tutte le conquiste di Obama sono state cancellate”. Il suo rapporto col collezionismo? ”Non sono un collezionista, butto tutto e quello che compro lo perdo. Insomma sono un collezionista fallito”.

Francesco Gallo, Ansa

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