LA LEZIONE DI KONCHALOVSKY: “I NAZISTI OGGI SONO I JIHADISTI”

LA LEZIONE DI KONCHALOVSKY: “I NAZISTI OGGI SONO I JIHADISTI”

andrei-konchalovsky“Perché ancora la Shoah? Perché le giovani generazioni non ne sanno nulla”. Il dovere della memoria, imperativo categorico del cinema e dell’uomo: ecco chi è Andrei Konchalovsky, cos’è ‘Paradise‘, il nuovo lavoro di finzione del maestro russo, che torna in concorso alla Mostra due anni dopo ‘The Postman’s White Nights’, Leone d’Argento nel 2014. Memoria del passato che serve a leggere il presente e Konchalovsky a chi gli chiede chi sono i nazisti oggi risponde: “Sono i fondamentalisti, tutti coloro che portano all’estremo una filosofia. Prima dei nazisti c’erano i colonizzatori europei e i persecutori dei nativi americani. I nazisti sono venuti dopo, mischiandosi con i nazionalisti. Oggi ci sono i jihadisti -prosegue il regista- Ogni qual volta si uccide l’altro nel nome di una supposta supremazia spunta fuori un nazista”.
Accolto dagli applausi della stampa e dato per non escludibile dal palmares finale, ‘Paradise’ è girato in uno splendido b/n e ambientato durante la seconda guerra mondiale, tra la Germania del Terzo Reich e la Francia di Vichy, nel momento in cui la lucida follia del nazismo fa vedere i suoi effetti più nefasti: i rastrellamenti nei ghetti e i campi di sterminio. Protagonisti tre personaggi che più diversi non potrebbero: un poliziotto francese collaborazionista; una principessa russa arrestata a Parigi per aver cercato di proteggere due bambini ebrei; un alto ufficiale delle SS propugnatore della Soluzione finale. In qualche modo i loro destini sono interconnessi, non fosse altro perché Konchalovsky li mostra frontalmente, a mezzo busto, come se stessero sostenendo un interrogatorio…
“Gli esseri umani hanno tre livelli di esistenza -spiega Konchalovsky nell’incontro con la stampa italiana al Lido- C’è il livello più infimo, quello bestiale, e il livello più alto, quello idealistico. E poi c’è quello di mezzo, dove si dimena gran parte della nostra specie, dove si incontrano l’angelo e il diavolo”. Per il maestro russo, nel film era importante mostrare “una violenza che non fosse tanto sui corpi, ma sullo spirito. E’ molto facile riprendere il dolore fisico, così come l’atto sessuale. Ovvero fare del cinema naturalistico, pornografico. Più difficile cercare di coinvolgere lo spettatore, farlo diventare co-autore del film”. Una qualità che il cinema di Konchalovsky sembra invece possedere, al punto che domani il maestro russo sarà insignito del Premio Robert Bresson della Fondazione Ente dello Spettacolo: “Un onore -commenta-perché Bresson è stato uno dei più grandi artisti di questa disciplina. Non faceva cinema, ma cinematografia. Non si accontentava di mostrare l’immagine fisica, ma ciò che vi stava dietro, la sostanza spirituale”. Quanto è lontano quel cinema oggi? “Quello hollywoodiano è agli antipodi: lì fanno solo film per bambini -afferma Konchalovsky- Ti dicono ‘Niente di personale, è solo business’: siccome le giovani generazioni, ovvero il principale destinatario dell’offerta in sala, non leggono più, gli si danno in pasto film ingenui, per bambini appunto. I film per adulti passano invece da altri canali, dalle pay tv, dallo streaming. Perciò -conclude il regista- dico sempre che non faccio film per il cinema: come si può sgranocchiare pop corn e ascoltare un brano di Bach?”.

AdnKronos

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