La cultura a Napoli “è nelle mani della politica, indipendentemente dai partiti che cambiano al governo. E finché sarà così, i politici agiscono come impresari. Spesso il loro livello culturale e il loro gusto sono pessimi. Sono persone invischiate in carriere da squali, in burocrazia, atti, battaglie contro avversari che diventano nemici. Non si capisce quale arte e quale cultura possano offrire”. Così l’attore Gianfranco Gallo, figlio dell’indimenticabile Nunzio, e interprete di ‘Gomorra’ parla della sua Napoli a ‘La Ragione’, a partire da Scampia.
Gallo quando ha appreso che in una Vela di Scampia un ballatoio era crollato, ha deciso di scrivere un post: “Le Vele che crollano da sole, i parchi della Corrida, i decreti preteschi. L’onda della politica non ha colore, lascia solo schiuma. Gli uomini non valgono nulla, gli ideali ancor meno, le idee quanto più brevi e interessate, quelle valgono. E i cittadini a fare un minuto di silenzio e un’eternità di compromessi”. Trovare un responsabile è l’esercizio retorico più comune in Italia. Gallo si esclude dai ricercatori della verità: “Non mi permetto di parlare di Scampia perché non conosco bene i fatti, dall’esterno posso dire che come impressione mi arriva un insieme di colpe”. ‘Io me voglio salva’’ diceva don Ciro tra le vele di Scampia, nel film Gomorra di cui Gianfranco Gallo è autorevole interprete. Salvarsi da Scampia, luogo in cui si incontrano il sacro e profano, “il disagio e la speranza”. L’attore sembra disilluso, pur essendo profondamente immerso nella vita di Napoli: “Prediligo dare voce ai meno fortunati e alle minoranze”. Riflette sulla complessità delle responsabilità, evitando i facili giudizi: “‘Gomorra’ è stato un mezzo di richiamo per Scampia che ha attirato un’attenzione che non c’era”. Scampia è il totem baciato da tutti, artisti inclusi, per scrivere libri, canzoni e film di successo? “Non so rispondere, non credo nelle storie confezionate per avere successo. Credo piuttosto che quella zona, come tante altre, possa ispirare chi crea per la sua potenza simbolica in un senso e nel suo opposto”.
È il caso di Geolier: “Apprezzo la sua ascesa artistica, ma non è il mio genere. Sono vecchio, mi piacciono ancora le melodie, mi piacciono i testi degli autori. È senz’altro un fuoriclasse e qualche suo brano mi piace molto, ma non ha nulla sulle spalle. Napoli è tante cose, il suo peso è ben distribuito”.