‘Script solidi e colpi di scena’. Anche film con Segre e Virzì
E’ netto e ricco il percorso da attrice di Sara Lazzaro, papà italiano e mamma americana, cresciuta tra il Veneto e la California. Diretta in palcoscenico da registi come Marco Tullio Giordana, Cristina Comencini, Alexander Medem, Matthew Lenton, si è subito messa alla prova anche con molti ruoli al cinema e in tv, da Dieci inverni a Braccialetti rossi.
Mancava la grande popolarità, arrivata con la serie di Rai1 “Doc – Nelle tue mani”, che ha debuttato durante la pandemia registrando ascolti record, in cui interpreta Agnese, ex moglie del dottor Andrea Fanti (Luca Argentero) e direttore sanitario dell’ospedale dove i protagonisti del racconto lavorano. Un successo che ha portato a una seconda stagione, ora sul set.
“Non avevo mai avuto un ruolo così complesso e diverso – spiega l’attrice, protagonista nei giorni scorsi di un incontro con i ragazzi al Giffoni Film Festival -. E’ stato veramente un gesto di fiducia nei miei confronti e ho sentito una responsabilità non indifferente e una sfida molto grande, creativamente l’ho presa molto sul serio”. Formatasi come interprete in accademie e workshop in tutta Europa, dallo Shakespeare and Jacobean Theatre di Londra alla masterclass di Biennale Teatro con Thomas Ostermeier, Sara Lazzaro era abituata al teatro “dove ci sono 300-400 persone che ti guardano in una sera, un’emozione fantastica; è completamente differente la sensazione di sapere che una serie nella quale hai recitato è stata vista da un pubblico di 8 milioni. Mi sto ancora abituando, anche perché siccome Doc è uscito durante la pandemia non c’è stato ancora tanto contatto diretto con le persone. Ho ricevuto tanti complimenti sui social, quello sì. Certo, è strano essere riconosciuta al supermercato, anche solo dalla voce, attraverso la mascherina”. In Doc “abbiamo sempre detto che avremmo parlato dei nostri giorni” e nella nuova stagione, che dovrebbe debuttare a inizio 2022, “ci siamo presi la responsabilità di parlare del momento attuale. Quindi il Covid sarà protagonista, necessariamente. E’ una questione quasi di principio. Porterà ognuno dei personaggi in un viaggio, e lo è stato anche per noi attori, avendo vissuto questa realtà. E’ come se si facesse un gradino in più anche con la consapevolezza dell’impatto che abbiamo avuto con la serie. Le sceneggiature sono molto solide e ricche, piene di colpi di scena, ci sono nuovi personaggi e tuttora siamo in opera”.
Al cinema la vedremo nel corale Siccità di Paolo Virzì, con fra gli altri Monica Bellucci, Sara Serraiocco, Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Elena Lietti, Claudia Pandolfi, Tommaso Ragno, Vinicio Marchioni, Diego Ribon, per una storia ambientata in una Roma dove non piove da tre anni, e in Welcome Venice di Andrea Segre, film d’apertura delle Giornate degli Autori alla prossima Mostra del cinema di Venezia. Il racconto, che ha nel cast Paolo Pierobon, Andrea Pennacchi, Ottavia Piccolo, Roberto Citran, Giuliana Musso, è incentrato su due fratelli veneziani, Pietro e Alvise, che entrano in conflitto quando Alvise decide di trasformare la casa di famiglia in un bed and breakfast. “E’ una storia venezianissima che parla di una famiglia, molto collegata a quello che sta vivendo la città in questo periodo. E’ stato un piacere e un’avventura molto densa, anche perché Andrea è molto preciso in quello che vuole. Io poi ho studiato all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (è laureata in Arti visive e dello spettacolo, ndr) è stato meraviglioso tornare e recitare in quel dialetto”. Sente la mancanza del palcoscenico? “Sì, l’ultimo spettacolo dal vivo che ho fatto era al Palladium nel 2019. Poi ho fatto un esperimento di teatro su Zoom, con lo Stabile di Catania, un progetto bellissimo di Lydia Giordano da un testo di Rosso San Secondo, che ha coinvolto 17 attrici in tutt’Italia. Mi fa male pensare che non sono a teatro fisicamente da quasi due anni, è come una separazione forzata, e visto il momento lavorativamente pieno con alcuni nuovi progetti molto belli, penso che dovrò ancora aspettare un pochino per tornare”.
Ansa.it