La band di Manuel Agnelli pubblica il 10 giugno “Folfiri o Folfox”, un doppio cd nato da un lutto fortissimo nella vita del cantante. “Non è un lavoro che si piange addosso ma che esprime energia e reazione al dolore” dice a Tgcom24
“Folfiri o Folfox”, si intitola così il nuovo, doppio, album degli Afterhours. Un disco i cui testi nascono in gran parte da un grave lutto del cantante Manuel Agnelli, che ha perso il padre. Un disco sulla morte, sulla malattia ma soprattutto sulla vita. “E’ un album molto energico, non cupo – spiega Agnelli a Tgcom24 -, parla di morte e malattia ma soprattutto della reazione ad esse. Dopo quello che è successo voglio solo una cosa: essere felice”.
Un album che affonda il bisturi nella carne dell’essere umano, rimbalzando tra i due poli opposti della vita e della morte che trovano il loro punto di contatto nella voglia di reagire e di trovare la via della felicità. Che a volte è molto più facile e ovvia di quello che si potrebbe pensare e forse proprio per questo qualcuno la rifugge. Come dice Agnelli stesso nelle note che accompagnano l’uscita del disco, “voglio essere felice e non me ne frega più un cazzo se è la cosa più banale del mondo”.
Una felicità che però parte da un dolore enorme, quello della perdita di un padre, aggravata dal fatto di averlo riscoperto come amico solo da poco tempo. Una perdita che ha contribuito a mettere in ordine quelle che sono le reali priorità della vita. E che ha dato lo spunto per la genesi di questo lavoro. “Dopo quattro anni abbiamo cercato di raccontare quello che è successo non solo a me ma a molti di noi in questo periodo – spiegaa Agnelli -. Facciamo un disco quando abbiamo qualcosa da dire, e questo purtroppo non succede ogni sei mesi”. L’argomento non è dei più semplici ma la band ha trovato il modo di trattarlo con intensità e poesia, a partire dal titolo, con quel “Folfiri o Folfox” che suona come una filastrocca ma in realtà sono i nomi di due trattamenti chemioterapici. “La funzione di un gruppo come il nostro è raccontare cose che altri fanno fatica a raccontare – dice il cantante -, con un linguaggio che non tutti riescono a usare. È un disco a tratti anche ostico, pregno, che racconta di noi”.
Agnelli però sottolinea come, per quanto ostico, il disco non sia schiacciato dal dolore da cui nasce. “È un album che non parla solo di morte e malattia – avverte – ma soprattutto di reazione a queste. E parla di chiusure di cerchi, di lasciare andare cose che zavorrano. Non è un lavoro ‘piangina’ ma molto energico, questo perché i testi sono arrivati dopo che le canzoni erano già state tutte scritte”.
Nei testi di “Folfiri e Folfox” Agnelli appare più diretto ed esposto che in passato, trasferendo sul piano lirico quanto accaduto nella sua vita. “Io mi sono ritrovato bambino abbandonato, e allo stesso tempo definitivamente adulto – dice -. Non pretendo che questa cosa venga condivisa da qualcun altro. Per far maturare questo disco ci sono voluti quattro anni perché la musica è la possibilità di sublimare quello che ci è successo ed espellere le tossine. Per i musicisti questa è una fortuna grandissima e non c’è niente di paragonabile a questo”.
Inevitabile toccare anche la scelta del cantante di entrare nel cast di “X Factor” come giudice, una scelta che molti hanno visto in contraddizione con la sua storia e gli ideali portati avanti da sempre. Ma che lui difende a spada tratta. “Avere visibilità e vendere dischi per portare in giro la tua visione in giro. Questo deve essere lo scopo del rock’n’roll, e non una cosa per circoli chiusi – spiega -. Ho lavorato tantissimo sulla questione del diritto d’autore e sulla figura professionale del musicista. Poi l’attenzione si è un po’ insabbiata e a me interessa fare luce su questi problemi. E quindi le porto avanti in maniera diversa. La mia funzione è portare la mia visione della musica. Questi posti secondo me vanno occupati, è solo una figata che abbiano pensato a me, perché non sono un personaggio televisivo, potrei non essere adatto”.
Così come rivendica la possibilità del gruppo di esplorare nuove strade stilistiche. “A me piace il pop, e non solo a me – spiega -. Ma è come se fossimo stati chiusi in una gabbia nella quale certe cose da noi non erano accettabili. Questi sono limiti dai quali vorrei emanciparmi. Voglio provare a fare pezzi pop. Siamo coerenti con la nostra storia ma vogliamo essere liberi di fare cose che non sono in linea con quello che abbiamo sempre fatto. Perché poi si rischia di essere prevedibili, e per il rock è la cosa peggiore”.
E se qualcuno dei fan storici contesta? “La polemica che si scatena fa parte del gioco – sottolinea -. Mi ricordo che in un sacco di situazioni il fatto che ci fosse polemica ha portato attenzione. Non solo non ci fa paura la contestazione, ma anzi la consideriamo doverosa. Dopodiché è chiaro che gli insulti non ci fanno sentire bene. Per questo abbiamo deciso di non andare sui social per due mesi”. E cosa è successo? “Che siamo andati al Forte Prenestino, un luogo dove ci saremmo aspettati fan intransigenti, e siamo stati accolti meravigliosamente. Se non vai sui social, i social non esistono”.
Tgcom24