Zerocalcare, celebre fumettista romano noto per il successo delle serie tv Netflix “Strappare lungo i bordi” e “Questo mondo non mi renderà cattivo“, si espone in modo del tutto nuovo nel suo ultimo libro, “Quando muori resta a me“, frutto di una narrazione intima che abbandona il personaggio noto al pubblico.
Questo nuovo libro è un omaggio al padre, con cui Zerocalcare ha un rapporto complesso a causa della separazione dei genitori. Tuttavia, egli non attribuisce alcuna colpa a questa situazione: “Non credo di essere stato un ragazzino che ha subito gli eventi, come il divorzio dei miei”, spiega in un’intervista al settimanale Oggi. “Ero consapevole di quanto accadeva e so che alcune cose successe tra me e mio padre sono dipese dalla mia pigrizia, dal non aver fatto la mia parte nel coltivare il nostro rapporto. Gli adulti pensano sia responsabilità loro fare certi passi, ma io sono un po’ presuntuoso, credo di esser stato un bambino più sveglio degli altri: quindi ci potevo arrivare a capire che toccava anche a me”.
La scrittura sincera e senza filtri del libro ha sorpreso il padre di Zerocalcare: “Lui si era convinto che stessi facendo il tema delle medie su ‘quanto è bravo mio papà’, l’ha detto agli amici, al sindaco del paesino veneto in cui si svolge parte della storia. E quando ha letto ciò che avevo scritto è rimasto un po’ così”.
Dopo la separazione, Zerocalcare, che aveva solo 5 anni, è cresciuto con sua madre e la sua nuova compagna. Per trattare questo argomento nel libro, Zerocalcare ha chiesto il permesso alla madre, che ha risposto con un semplice “Fai come te pare”. Tuttavia, egli crede di aver gestito il tutto con grande delicatezza.
Il trasferimento con la madre ha generato in Zerocalcare un profondo senso di colpa da bambino: “Mi ricordo che il mio grosso senso di colpa è stato: ‘Io e mia madre andiamo via e lasciamo mio padre da solo’. Quella cosa l’ho vissuta molto male. Mi faceva tristezza. A cinque anni è sbagliato provare pena verso un genitore. Ma lui non faceva il matto o disperava, ero io che sentivo che stavo facendo qualcosa di strano”.