LA NUOVA VITA DI LAMBERTO SPOSINI: I FAN SONO RIMASTI, GLI AMICI MENO

LA NUOVA VITA DI LAMBERTO SPOSINI: I FAN SONO RIMASTI, GLI AMICI MENO

sposini«Ciao Lambertone!». È una bella giornata di sole a San Felice e il piccolo Andrea entra nel negozio di fiori della sua mamma facendo le bolle di sapone. «Quante bolle», gli risponde Lamberto Sposini aprendosi in un sorriso. Ma non lo fa a parole. Osserva quella nuvola leggera liberarsi nell’aria e fa un gesto ampio, con il braccio, come dire, appunto: «Quante!». Sono passati cinque anni da quel 29 aprile 2011 in cui il conduttore è stato strappato via dalla sua vecchia vita. Strappato via dai suoi impegni, dal suo lavoro, dai suoi amici di allora per colpa di un’emorragia cerebrale che ha chiuso di colpo quella che fino ad allora era stata la sua normalità. Da quel momento è iniziata una nuova vita, un nuovo Lamberto Sposini. Non può parlare, non con la voce. Ma lo fa con gli occhi e per una volta non è una frase fatta. Osserva tutto con l’intensità di chi non va di fretta, di chi vuole capire, e così anche le bolle di sapone diventano uno spettacolo inatteso, a cui rispondere con entusiasmo. Lo fa seduto sulla poltrona che ha tenacemente raggiunto, aiutandosi con un bastone. Sorride quando osserva la sua ex compagna, Sabina Donadio, impegnata a sistemare i fiori. «Pensa che non sia proprio il mio mestiere», conferma lei, cronista di costume che da ottobre ha iniziato questa nuova attività. Quando non è impegnato con la fisioterapia, il giornalista ama passare le sue mattine lì, seduto su quella poltrona, saluta con un cenno i clienti che entrano. Lei parla, parla di tutto. E Sposini l’ascolta, facendo roteare scherzosamente la mano. «Ecco, mi dice sempre che chiacchiero troppo», spiega lei, facendolo ridere dopo averlo smascherato. Parlare è una sfida fatta di piccole conquiste, come riuscire a dire di nuovo «bene» oppure «no». Ma la sua risata invece — profonda, sincera —, non l’ha mai persa. Subito dopo le afferra il braccio, per un baciamano in segno di scuse. «Abbiamo avuto un passato pieno di liti, ma oggi siamo diventati grandi amici — spiega lei —. Abbiamo una figlia, Matilde, che ha 14 anni e ama il padre sopra ogni cosa. E anche Andrea, il bambino che ho avuto poi con mio marito, stravede per lui. Ha sei anni ed è cresciuto con la malattia di Lamberto: è parte della nostra famiglia». Ed è per questo, per stare vicino alla figlia, che si è trasferito da Roma a San Felice, piccolo centro alle porte di Milano in cui la vita è quella rilassata del paese.
Vive in una casa che ricorda quella in cui abitava prima, piena dei quadri di arte moderna che era solito collezionare. Vive solo, aiutato però da una persona a cui è ormai affezionato. Fa capire chiaramente che il lavoro non gli manca, eppure non c’è giornata che non inizi leggendo il giornale. Sorride quando gli si ricorda di quella volta in cui, nel pieno del panico da Aviaria, aveva deciso di mangiare in diretta tv un pezzo di pollo. Lo ha fatto per i suoi telespettatori, gli stessi che ancora oggi gli scrivono, commentano le fotografie che acconsente vengano pubblicate sul suo profilo Instagram proprio perché ama leggere le reazioni di chi non ha mai smesso di pensare a lui.
«L’altro giorno ho beccato nostra figlia che stava guardando online un tuo vecchio filmato — gli racconta Sabina —. Mi ha guardata e mi ha detto: io da grande voglio fare la giornalista. Ma non come te, come mio padre», facendolo ridere di nuovo. Tra quello che la malattia non ha mai cambiato c’è l’amore, incondizionato, di questo padre per la sua bambina. Osserva i video mandati sul telefonino in cui balla vicino a una sua amica, si vede che è orgoglioso. Ma ripensare a come questi anni abbiano stravolto anche la sua vita, a come l’abbiano obbligata a crescere in fretta è un dolore troppo acuto per trattenere l’emozione. Si copre il viso solo un attimo, non è il caso di proseguire.
Si è fatto crescere il pizzetto e apprezza quando gli si fa notare che gli dona. Se lo accarezza annuendo. «Ancora adesso è pieno di donne che gli dicono che è bello. Quando stavamo assieme non so quante volte mi è stato infedele e anche ora, se c’è nei paraggi una bella donna mica gli sfugge…». «Eeeeeeh», risponde lui, come per dire «che esagerazione». Ma sa che è la verità. Per strada passa un signore che spinge un passeggino. «Possiamo entrare a salutare il dottor Sposini?», chiede, e già il giornalista sta facendo ciao con la mano al piccolino. Ama moltissimo i bambini, gli danno tanta gioia. Una passione che mantiene dalla sua vita di un tempo, assieme alla Juventus, alla buona tavola e ai film: ne vede almeno uno ogni giorno, spesso al cinema. Ci sarebbero poi anche gli amici, ma quelli rispetto a prima sono un po’ cambiati. Volti diversi, quelli di una volta non li vede così spesso. Ma quando succede ne è felice, davvero felice. Se c’è mai qualcosa che gli ha insegnato questo suo nuovo capitolo, è imparare a lasciarsi sorprendere dalla vita. Ci sono dei quasi miracoli, come quello che gli permette di cantare. Basta sentire le musiche delle sue canzoni preferite che le parole, le stesse che altrimenti non riesce ancora a pronunciare, tornano, all’improvviso facili da ripetere. Ma anche le piccole cose vanno benissimo. Come quando si perde ad osservare un albero, con i rami mossi dal vento. O come quando si illumina davanti alla bellezza di un bambino che gioca con le bolle di sapone.

Corriere delle Sera

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