Leonardo Meani, ex addetto agli arbitri del Milan travolto dallo scandalo di Calciopoli nell’estate 2006 che costò una penalizzazione al club e una condanna a 2 anni e 5 mesi nei suoi confronti da parte della Giustizia sportiva, parla ai microfoni di Sportitalia e torna sulle vicende di quella stagione.
“Calciopoli è esistita, ma il mostro non era così grande come l’hanno dipinto. Sicuramente si è trattato di un’indagine con delle lacune” il racconto di Meani. Il suo coinvolgimento? “Ognuno nella vita deve prendersi le proprie responsabilità. Se queste telefonate sono uscite, a parlare al telefono ero io” ha spiegato: “Il Milan avrà ritenuto poter usare come tattica difensiva quella di addossare le responsabilità a me che avevo effettuato le telefonate e non avendo tra l’altro un incarico dirigente ho finito per pagare io”.
La Champions vinta nel 2007 dopo lo scandalo? “Se sento anche le mie mani su quel trofeo? Mani no, però alla fine dico, mi sono sacrificato tanto e qualcosa è arrivato. Però sento molto di più le coppe precedenti”.
Il sistema Milan? “Non esisteva e non lo dico io ma le carte processuali” ha proseguito Meani: “Se io fossi stato influente il Milan avrebbe vinto quattro campionati di fila, situazione mai accaduta”. I rapporti con Collina? “Un rapporto amicale. L’unica cosa che dico è che se non conosci il background alla telefonata è chiaro che ascolti la telefonata fine a se stessa e trai delle conclusioni”. Le intercettazioni? “Chiacchiere che si facevano all’interno di rapporti amicali che nascevano anni prima grazie al mio passato da arbitro”.
L’intervista è stata rilasciata a Piero Giannico all’interno del programma ‘Labirinto’, trasmissione settimanale di approfondimento e inchiesta di Sportitalia (canale 60 del digitale terrestre e 225 della piattaforma Sky).
Ecco la trascrizione dei passaggi salienti riguardanti la vicenda Calciopoli e i rapporti con il Milan:
Su Calciopoli
“Si è esistita, ma il mostro non era così grande come l’hanno dipinto. Sicuramente si è trattata di un’indagine con delle lacune. Perchè una Procura che fa un’indagine sul calcio alla fine intercetta 6/7 persone, anzichè ascoltare un più ampio raggio di dirigenti. Avrebbe potuto contribuire a chiarire maggiormente, nel bene e nel male, la situazione che è emersa da un’indagine che secondo me era piuttosto limitata. Lo dicono anche le sentenze del tribunale di Napoli che su certe situazioni ha chiuso il discorso, non ultimo quello di non aver condannato nessun arbitro, in realtà i diretti protagonisti sul campo”.
Sulle responsabilità di Meani
“Ognuno nella vita deve prendersi le proprie responsabilità. Se queste telefonate sono uscite, a parlare al telefono ero io e, pur convinto di essere in buonafede e non essendo una persona tendente al truffaldino, il Milan avrà ritenuto opportuno usare come tattica difensiva quella di addossare le responsabilità a me che avevo effettuato le telefonate e non avendo tra l’altro un incarico dirigente ho finito per pagare io. Premetto. Il Milan non ha mai fatto nulla e mai voluto nè condizionare un risultato nè tantomeno avere vantaggi da tradursi in punti sul campionato. So cosa ho passato personalmente, cosa ha passato la mia famiglia in quella situazione. Poi bisogna tornare a quegli anni quando c’era stile rivoluzione francese la ghigliottina, perchè qui a casa mia, nel mio restorante ad esempio i due ingressi di accesso erano assediati da giornalisti, l’interno presidiato dalla polizia. Ero persona a rischio di incolumita’ fisica, ho ricevuto anche minacce”.
Secondo l’accusa lei dialogava con arbitri e assistenti e designatori per agevolare il Milan. Ma era cosi influente Meani?
“Se fossi stato così influente il Milan avrebbe vinto 4 campionati di fila, situazione mai accaduta. Tra l’altro, abbiamo vinto delle Coppe Campioni dove non c’era influenza di nessuno, tutto dimostrabile dagli atti processuali del processo penale dove non esce nessuna organizzazione e nessun sistema. Le intercettazioni? Erano chiacchiere che si facevano all’interno di rapporti amicali che nascevano anni prima grazie al mio passato da arbitro. Altra aspetto da non sottovalutare: quando uno parla sa anche quello che dall’altra parte l’interlocutore può interpretare proprio per via della conoscenza diretta che avevamo”.
Agiva da solo per agevolare il Milan?
“Non ho mai agito nè da solo, nè per il Milan e nemmeno per qualcuno. Erano chiacchiere che si facevano”.
Che rapporti aveva con Collina?
“Un rapporto amicale. L’unica cosa che dico è: se non conosci il background alla telefonata è chiaro che ascolti la telefonata fine a se stessa e trai delle conclusioni. Se conosci il contentuto delle telefonate precedenti dai un’altra interpretazione.
Per chiudere poi la questione sulla vicenda delle famose cene, carbonare e quant’altro, vi dico che è tutto falso. Collina mi racconta che la Federazione aveva intenzione di farlo diventare designatore l’anno successivo e mi sembra che lui dovesse rinunciare ad un anno da arbitro. Siccome noi in società avevamo una situazione particolare dove il nostro Amministratore Delegato era anche Presidente della Lega Calcio, lui mi spiega che prima di decidere avrebbe voluto sentire il parere del Presidente della Lega stesso. Però Collina mi aggiunge che se fosse andato in Lega, essendo arbitro in attività, chissà quali dubbi avrebbe potuto far sorgere tra gli addetti ai lavori. Allora gli ho detto che poteva venire qui a Lodi da me al ristorante al termine della giornata lavorativa fare l’ncontro, ma da parte mia senza secondi fini. Dopo 4/5 giorni mi dice, che ci aveva ripensato e che avrebbe continuato ad arbitrare. La famosa cena non c’è mai stata. Punto”.
Sulla posizione del Milan
“Se esisteva un sistema Milan? Assolutamente no. Non lo dico io, ma lo dicono le carte processuali. Tutta la situazione Milan entra nel processo sportivo per una partita, Milan-Chievo dove analizzando il match non c’è un episodio a favore del Milan, anzi ce ne sono 3 contro.”.
Sulla moviola nelle varie trasmissioni televisive ha mai influito il suo giudizio?
“No, anche perché non avevo amicizie con giornalisti”
Infine la Champions, la rivincita del Milan ad Atene. Lei non c’era già più. Ma quella Coppa Campioni vinta la sente un po’ sua, ha “messo mani” pure Lei su quel trionfo?
“Mani no, però alla fine dico, mi sono sacrificato tanto e qualcosa è arrivato. Però sento molto di più le coppe precedenti. E’ finita, però al Milan ho fatto gli anni belli”.