Non so se sia successo solo a me, ma sulle radio che ascolto nei vari momenti della giornata, in un mese mi sarà capitato di sentire una sola volta Fiorella Mannoia, pur applauditissima signora dell’ultimo Sanremo, e poco Paola Turci, che invece oggi si ascolta alla grande per via di «Fatti bella per te», canzone un po’ femminista: un contentino per l’8 marzo, in fondo, e un piccolo segno molto attuale di quanto gli algoritmi radiofonici siano impostati su una visione del pop che lascia indietro le interpreti più mature ma anche le femmine tout-court, tranne le appartenenti alle radici variopinte dei talent show con i loro testi dal vocabolario tristemente minimale.
Ma non sono solo le radio a segnalare che, nell’incalzare della crisi economica e culturale, la nostra piccola Italia ha fatto qualche passo indietro anche nell’immaginario legato alle donne della musica. Mentre in Inghilterra e soprattutto negli Stati Uniti c’è una presenza fortissima di personaggi femminili addirittura idolatrati come Adele e Beyoncé (due lontane fra loro come la luna e il sole, ma che hanno dato spettacolo di solidarietà femminile ai premi Grammy), mentre spuntano spesso figure di autrici e cantanti alternative e non convenzionali come di recente LP (statunitense, ma si chiama nella vita Laura Pergolizzi), il nostro Paese è avaro di presenze fuori da schemi consolidati presso le masse: si registrano decine di eredi di Pausini e Nannini, ma non c’è una curiosità nuova ad accendere le folle, da parte loro mai così convenzionali.
La stessa bravissima Carmen Consoli, per esempio, con la sua connotazione etno-rock, non ha la popolarità che meriterebbe: e sì che l’ultima medaglia se l’è guadagnata nel duetto con Ferro per «Il Conforto», dove esibisce un carisma fuori dal comune. Intanto, nella sua etichetta Narciso spuntano donne da ascoltare, come Gabriella Lucia Grasso.
L’Italia che si accorge solo dei talent è carente di nuovi talenti femminili. La scena alternativa sta invece vivendo una bella primavera con volti come Motta, Calcutta, i Cani e altra gente che Carlo Conti non ha mai neanche sentito nominare, ma che potrebbero diventare i Battiato o i De Gregori di domani. Mentre, tranne casi rarissimi, le donne annaspano. Non sarà un caso (e comunque, viva l’8 marzo, in questi tempi femminicidi).
di Marinella Venegoni, La Stampa