Il Dolby Theatre di Hollywood riaprirà le porte per quella che da sempre è considerata la notte più importante del cinema mondiale
La normalità sarà la vera protagonista della notte degli Oscar a Los Angeles. La normalità dopo due anni di pandemia sarà il passaggio delle star sul red carpet, il luccichio degli abiti austeri o bizzarri, le interviste agli attori in gara. Sul palco del Dolby Theatre di Hollywood la normalità saranno le esibizioni da vivo. Una notte con un forte messaggio: ovvero “siamo alla fine del tunnel”. La festa del cinema mondiale si apre il 27 marzo alle 5 di pomeriggio, ora di Los Angeles, trasmessa in diretta in prima serata in Usa sulla Abc, con più di duecento Paesi collegati.
Il format non è stato ancora reso noto, ma l’Academy ha annunciato che il produttore e regista vincitore degli Emmy Glenn Weiss salirà sul palco per il settimo anno consecutivo. Di recente sono stati fatti i nomi di Jimmy Kimmel, Chris Rock e Neil Patrick Harris. Tra i possibili candidati all’Oscar pronti ad esibirsi Beyoncé, nominata per il brano “Be alive” che accompagna i titoli di coda del film “King Richard”, Billie Eilish, per “No time to die”, Lin-Manuel Miranda con “Dos Oruguitas”, Van Morrison con “Down to joy” e Diane Warren con “Somehow you do”.
Poi sarà solo conto alla rovescia per conoscere i vincitori. Sarà grande l’attesa per il giapponese “Drive my car”, dramma meditativo di Ryūsuke Hamaguchi che ha conquistato il premio della critica al National Society, quello del New York Film Critics Circle e il Los Angeles Film Critics Association. Per capire la portata di questa tripletta, bisogna considerare che in passato era riuscito solo a cinque film: “Goodfellas”, “Schindler’s List”, “L.A. Confidential”, “The Hurt Locker”, e “The Social Network”.
In gara Paolo Sorrentino, candidato ancora una volta, dopo la vittoria con “La grande bellezza”, con “È stata la mano di Dio”. “È inutile – ha detto il regista italiano – far finta di niente: il favorito è ‘Drive my car’ che è candidato anche come miglior film e miglior regia. Io mi sento molto a mio agio nel non essere favorito. Con la ‘Grande bellezza’ lo ero ed ero in soggezione. Mi piace molto di più partire dalla panchina, per usare una metafora calcistica”.