I Måneskin a fumetti

I Måneskin a fumetti

La graphic-story dei Måneskin

«Quando l’Italia si accorge di loro, l’unico ad avere già compiuto diciotto anni è Damiano, l’istrione, il frontman perfetto, nato l’8 gennaio come Elvis Presley e David Bowie: occhi perennemente bistrati, gioielli, vestiti luccicanti e una presenza scenica che toglie il fiato; un dio greco con l’accento di Monteverde che sui quaderni delle elementari scriveva “da grande voglio fare la rocstar [sic]”“». Comincia così la monografia a fumetti sulla rock band italiana che sta scalando le classifiche mondiali, i Måneskin. Un gruppo che ormai non ha più bisogno di alcuna presentazione, tutti li conosciamo, tutti li vogliono e li amano, alla faccia degli haters e di chi storce il naso difronte al consenso internazionale che hanno ottenuto. 

Il libro, “Måneskin monography, il rock siamo noi” è il racconto di Guia Cortassa, giornalista di Rolling Stone che li ha seguiti fin dal loro debutto a X Factor e li definisce «massimalisti, eccessivi e sfrontati, il ritratto di una generazione cosmopolita e gender fluid,  pronta a prendersi il proprio spazio senza bisogno di scendere a compromessi». L’art book è scandito da disegni e ministorie illustrate che ripercorrono le tappe principali della carriera, dal busking per le strade del centro di Roma all’apertura del concerto dei Rolling Stones all’Allegiant Stadium di Las Vegas. Una delle immagini del libro si trasforma in un gioco, da colorare, per individuare le persone significative della loro carriera e la cover nasconde il poster della band. 

«Da subito Damiano, Ethan, Thomas e Victoria si sono mostrati pronti a sovvertire ogni stereotipo di genere con il proprio look e con l’impegno sociale e hanno scelto di diventare simbolo delle lotte per i diritti civili in tutto il mondo» continua la giornalista, «presenti nelle manifestazioni di piazza contro la violenza di genere sulle donne e alleati della comunità Lgbtqia+, non si sono risparmiati dal portare le proprie istanze con sé sui palchi più importanti». Come quello di Sanremo, luogo storicamente tradizionalista, dove hanno rappresentato esattamente se stessi: «Quando la band va a Sanremo» spiega Cortassa «si presenta al teatro Ariston con un pezzo rock in puro stile Måneskin, un’invettiva contro tutti coloro (i professori in particolare, dichiareranno ai giornalisti, ma non è difficile vedere oltre a questa «dedica») che hanno cercato di domare la forza creatrice esplosiva e a tratti insolente dei quattro musicisti romani; un inno generazionale che spazza via in un soffio qualsiasi dubbio sulle intenzioni di Damiano, Ethan, Thomas e Victoria, sempre più sicuri, spettacolari e irresistibilmente sexy». 

Le immagini di “Maneskin Monography” sono di Sara Rotlich, nome d’arte di Sara Notarpietro, illustratrice che mixa la tecnica digitale con la morbidezza del tratto a matita e si ispira ai manga e alla cultura pop occidentale. Dei Måneskin ammira la carica e il carisma in grado di motivare i giovani come loro, «anche se» dice parafrasandoli, «hanno solo vent’anni e dovranno correre».

vogue.it

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