Da San Severo a Sanremo per ironizzare su tutto. Senza scontentare nessuno
Da San Severo a Sanremo. Questi due, Pio e Amedeo, hanno proprio dei santi in Paradiso.
Che li hanno miracolati: dai teatri di provincia foggiani su su fino al palco del Festival più famoso e ambito. I due comici, che erano già noti agli spettatori Mediaset per il loro surreale programma Emigratis e che già sbancavano i palazzetti, compreso il Forum di Assago, l’altra sera hanno avuto la consacrazione della grande platea del primo canale. Con un’infilata di battute spiritosissime, hanno fatto ridere il pubblico in sala e a casa. E in pochi minuti sono stati proclamati i veri vincitori del Festival. Sono increduli anche loro al risveglio mentre leggono gli elogi su tutti i giornali e i siti. «In effetti – dicono – ci pare ancora di sognare. Abbiamo aperto gli occhi e ci è voluto un po’ di tempo per capire che non era un sogno. Chi se lo aspettava? Abbiamo fatto 940 chilometri per venire qui da San Savero, e in effetti è stata la consacrazione del nostro sogno di ragazzi».
Con la scusa dell’italiano furbastro che non paga le tasse e si intasca le mazzette, hanno infilzato tutto l’arco costituzionale politico e televisivo, in modo da scontentare tutti e quindi nessuno. «Ma certo, è il nostro marchio di fabbrica: rispecchiamo l’uomo medio che non prende posizione. Va dove corre il cavallo più veloce. Noi siamo per la pagnotta, non ci possiamo schierare…». Tanto che pure Matteo Salvini, che nonostante tutto riesce a mantenere uno spirito ironico, l’altra sera, dopo lo sketch in cui Pio e Amedeo facevano dire a Baglioni a gran voce «Prima gli italiani» (intendendo ovviamente i cantanti), ha twittato: «Evviva Sanremo. Parlano sempre di me, se mi invitavano potevo venire a fare una cantatina…». Insomma, con una buona dose di simpatia i due hanno anche stemperato le polemiche che hanno aleggiato su tutto il Festival dopo le parole del presentatore sulla questione dei migranti che hanno creato una frattura con i vertici Rai e uno smisurato scompiglio politico. Tanto da lanciare (invano, come ha già fatto capire il cantante) un Baglioni ter. «Lui (Salvini) non è rancoroso – hanno continuato -. Ora dice le più brutte cose, ma fra due-tre anni ti ama. Con noi meridionali ha fatto la stessa cosa. Ora ci vuole bene… E, se lo allisciamo bene, l’anno prossimo facciamo Sanremo tutti e tre insieme». «Ma lì mica stavamo scherzando – continuano mentre si riprendono da una nottata insonne – eravamo serissimi. La nostra non è solo una candidatura, con un anno di anticipo possiamo dire: Pio e Amedeo al 70º Festival».
Intanto si godono il successo: il picco di share l’altra sera si è avuto nel momento del loro sketch: quasi il 55 per cento. «Fino a poche ore fa non avevamo neppure idea di che cosa volesse dire lo share…. Ma l’importante è che abbiamo fatto ridere il pubblico». Baglioni l’anno prossimo non ci sarà. E neppure loro due: di certo la loro carriera dopo questa apparizione farà un bel balzo in avanti. Mentre il direttore-dirottatore-sovversivo tornerà alle sue canzoni. Resteranno le finte faccine esterrefatte di Baglioni mentre Pio e Amedeo dicevano peste e corna di tutti i potenti ed ex potenti del Paese. E scusate se è poco.
Laura Rio, il Giornale (dall’inviato a Sanremo)