(Tiziano Rapanà) Giorni addietro, sull’articolo dedicato al ControSanremo – così definii il programma Fiat Music – di Red Ronnie, del festival scrissi: “Prevedo degli ascolti deludenti, dalla seconda serata in poi”. Vi propongo gli ascolti della terza puntata, presi così come sono da un comunicato stampa Rai: “Sono stati 10 milioni 825 mila, con uno share del 51.6 per cento, i telespettatori che hanno seguito su Rai1 la terza serata del 68esimo festival della Canzone Italiana”. Stavolta ho stramaledettamente toppato. Mi andò bene con il vincitore del Gf Vip (fui il primo a parlare di una vittoria di Daniele Bossari) e mi continuò ad andare bene con SuperBrain di Rai1 (anche lì fui il primo a parlare di un successo del programma di Paola Perego). Stavolta ho scritto una cazzata, nulla di male per carità. Eppoi il festival è meglio del previsto e quindi non sono dispiaciuto da questo eclatante successo. E, so bene che è facile scriverlo dopo, questo festival sulla carta mostrava una peculiarità che poteva far pensare ad un solido successo. Mi riferisco all’inusualità del trio Baglioni–Hunziker–Favino. Mi spiego meglio. Uno dei festival più visti in assoluto fu quello dell’edizione del 1989, condotta dall’improbabile e inadeguato gruppo dei figli d’arte (Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi). Quell’edizione raggiunse i 17 milioni di telespettatori e la puntata finale conquistò il 75 percento di share. Alla gente piace l’imprevedibile e l’inconsueto (anche se permeato dal dramma dell’impreparazione) e mi spiace non averlo capito in tempo.
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