Scommettiamo che il cosiddetto Festival della canzone (le canzoni a Sanremo ormai non contano più nulla) per anni e lustri e secoli – ma avremo la fortuna di non testimoniarlo – continuerà ad affiggerci, senza tregua? Sanremo è il simbolo di tutto ciò che detesto, nel nostro incredibile Paese. Perché butta tutto a coglionella, non trasmette mai un messaggio di verità, di umanità. Ad esempio: questo giornale da molti giorni riferisce notizie di indagini su episodi di corruzione, in cui è coinvolto un signore onnipresente nei programmi di Carlo Conti. Non una parola, al Festival. Ancora: il conduttore è contestato, dovunque, per il suo alto stipendio. Reazioni? Scherzi, lazzi e frizzi. Maurizio Crozza lo sfotte e lo sguardo di Conti si vela per un attimo (la televisione ha almeno il merito di mostrare tutto), poi tutto si conclude con una celebrazione degli incassi, che consentirebbero questo e altro. Ma i conti, oltre a Conti, ce li fate vedere? E, comunque, l’indebitamento della Rai non è da brividi? Dov’è finita la trasparenza? Ancor di più, non mi piace l’atmosfera da larghe intese, 0 inciucio, che ha demolito l’Italia: il Festival ne è il simbolo. Rai e Mediaset dovrebbero essere antagoniste, questo è il merito storico e nobile che deve essere attribuito a Silvio Berlusconi, quando con Canale 5 creò un’alternativa all’indecente monopolio della presunta azienda di servizio pubblico. Ora invece, Conti e Maria De Filippi, a braccetto, tubano e forse anticipano il futuro governo dell’ennesima ammucchiata: dov’è finita la concorrenza? Maria ha regalato un punticino scarso all’audience, rispetto al 2016. Ne valeva la pena?
Cesare Lanza, La Verità