L’enigma di “Attila”, flagello di Dio o guerriero probo?

L’enigma di “Attila”, flagello di Dio o guerriero probo?

Nel mezzo del cammin intrapreso con la Giovanna d’Arco a caccia dei tesori nascosti negli anni giovanili dell’immenso Verdi e che concluderà il trittico con il Macbeth, il maestro Riccardo Chailly dà vita a questo Attila.

Il re degli Unni in attesa di quello di Scozia, imponendo l’arduo dilemma: fu veramente quello un flagello di Dio (marchio che gli storici a partire da Ammiano non sanno spiegare), un barbaro crudele, bruttino e sanguinario o non piuttosto un fiero guerriero custode di antichi valori? Quelli persi dal decadente generale romano Ezio, pronto a patti col diavolo pur di conquistare il potere e rubare il trono a Valentiniano III, l’imbelle imperatore nelle mani della scaltra madre Galla Placidia? Certo Dante non aveva dubbi se nel canto XII dell’Inferno lo immerse nel Flegetonte, fiume di sangue bollente bersaglio delle frecce dei centauri. Il destino ultraterreno dei violenti contro il prossimo, coloro che in terra ebbero sete di sangue e violenza e da questi sono tormentati per l’eternità. «La divina giustizia di qua punge quell’Attila che fu flagello in terra».

Eppure il signore degli Unni è leale e ama con cuore puro la donna che, invece, dopo averlo ingannato lo trafigge per vendicare l’uccisione del padre. Strappandogli quel «E tu pure, Odabella!» che lo rende ben più uomo di Ezio, meschino precursore degli italici badogliani voltafaccia e capace di quella sconcia proposta («Avrai tu l’universo, resti l’Italia a me»). L’oscena spartizione del potere. E, allora, chi aspettava questa prima Prima dell’era grillin-leghista per ironizzare sulla calata dei barbari sulla Scala e sull’Italia (Salvini e Di Maio comunque non ci saranno), dovranno chiedersi se magari chi porta con sé il marchio dell’unno, non possa custodire sotto costumi forse non così raffinati, valori più sani della corruzione di una politica estenuata dall’intrigo e dalla sete di potere. Quelli sì vera barbarie.

Giannino della Frattina, il Giornale

Torna in alto