Fra una ventina di giorni la Spagna avrà terminato il processo di liberazione della banda 700, avrà spostato i suoi canali del digitale terrestre nelle frequenze che restano alla tv e le telco avranno lo spazio per il 5G. Il tutto in poco più di un anno, essendo cominciato tutto a luglio 2019 e avendo subito uno slittamento unicamente a causa del Covid. Senza la pandemia, la liberazione della banda si sarebbe conclusa a giugno di quest’anno come previsto dall’Unione Europea per quei paesi che non hanno necessità di prendere tempo extra di due anni come l’Italia.
Al 31 ottobre probabilmente ci saranno famiglie spagnole che non potranno vedere la maggior parte dei canali del digitale terrestre. Il sito El Economista stima che attualmente siano 400 mila nelle sole zone in cui il processo a tappe si è concluso questa settimana, ovvero Madrid e la regione di Castiglia e Leòn, ma per ora è un puro esercizio statistico e, anche se questa stima fosse vera, a queste famiglie basterà chiamare l’antennista per risolvere il problema, con un costo che sarà a carico dello stato per il 75% e senza cambiare televisore.
Spagna esempio di efficienza rispetto all’Italia dove si calcola che i disagi al giugno 2022 saranno numerosi se non si arriverà con decoder e tv adatti a ricevere il digitale terrestre di nuova generazione? Non esattamente. Semplicemente la Spagna ha un mercato televisivo nel digitale terrestre che le ha permesso di fare più velocemente e con pochi intoppi. «Qui da noi», spiega a ItaliaOggi Eladio Gutiérrez Montes, esperto di telecomunicazioni e media e in passato direttore di Rtve Digital e presidente di Impulsa Tdt, «c’è un numero di canali molto inferiore rispetto all’Italia. Per questo non sarà necessario passare al Dvb-t2 (il digitale terrestre di seconda generazione, ndr) per mantenerli tutti. Il Dvb-t2 è previsto in futuro, ma non c’è una data obbligatoria e servirà per offrire più alta definizione e il 4K. In questo caso è bastato spostare le emittenti che trasmettevano in banda 700 verso le frequenze in banda sub 700 lasciando così lo spazio per il 5G».
Nel paese iberico ci sono sette multiplex nazionali, per un totale di circa 25 canali più le versioni in hd di una dozzina di questi. Una situazione ben diversa da quella italiana, dove i multiplex nazionali sono 20, per un totale di 104 canali gratuiti (esclusi gli hd e time-shift) e 25 pay, secondo l’ultima ricognizione di Confindustria Rtv di fine 2018. Un’offerta di oltre cinque volte quella spagnola, per non parlare delle tv locali.
In sostanza in Spagna è bastato cominciare lo scorso anno con l’attribuire ai multiplex che si trovavano in banda 700 frequenze libere nella porzione di spettro che resterà alla tv e permettere il simulcast: ciascun canale ha continuato a riceversi sulle vecchie frequenze ma anche sulle nuove di cui se ne trovavano libere. In questa seconda fase, zona per zona, si stanno spegnendo le vecchie frequenze e così il simulcast. Si troverà spaesato solo chi non ha risintonizzato oppure chi abita in un condominio dove gli impianti devono essere adeguati perché distribuiscono solo le vecchie frequenze.
In Italia la risintonizzazione sarà sufficiente a settembre prossimo, se si ha un tv anche vecchio ma che riceve l’hd, ma non lo sarà a giugno 2022 se il tv non sarà in grado di ricevere il Dvb-t2 Hevc.
Andrea Secchi, ItaliaOggi