Paola Ferrari: «Certe colleghe non sanno niente di calcio e puntano sull’abito succinto. E fanno male alla categoria»

Paola Ferrari: «Certe colleghe non sanno niente di calcio e puntano sull’abito succinto. E fanno male alla categoria»

Paola Ferrari lascia la Rai. Al termine dei Mondiali di calcio del 2022 che si svolgeranno in inverno in Qatar lavorerà ad altri progetti. «Bisogna sapersi reinventare, nella vita, e non farlo troppo tardi, voglio fare tante altre cose, soprattutto con la Lucisano Media Group, di cui faccio parte. Scriviamo format per la tv, giriamo documentari. Ma vorrei anche mettere in piedi un allevamento di cani bovari bernesi. Di idee ne ho, dormo 5 ore a notte», racconta la giornalista in un’intervista a Repubblica.

Non è uno sport per donne

E parla del suo rapporto con i colleghi uomini. Uno su tutti: Giampiero Galeazzi, che le ha dato della invadente e della prevaricatrice. «Sì, sono stata un po’ invadente e prevaricatrice, e lo rivendico. Perché è il solo modo delle donne di potersi fare avanti nel giornalismo sportivo, dove spesso siamo considerate solo ornamento, solo bellezza e mai competenza. E tante giornaliste donne, evito i nomi, ci sguazzano, puntano sul vestito succinto, sull’ammiccamento, e di calcio non sanno nulla, facendo del male a tutta la categoria. Un errore che fa parte di quello più generale: pensare che il calcio non sia cose da donne. È un caso se non c’è mai stata una donna a dirigere un giornale sportivo o Raisport? Vice, al massimo, ma direttrici mai. Non mi candido, eh? Io sono fuori, ormai”. A proposito, mai avuto problemi di #MeToo in Rai? “Non sa quanti! Tutti tentativi, sia chiaro, tutti respinti con perdite. La prima volta ero a Portobello, il mio debutto tv, nel 1977. Enzo Tortora, signore come pochi, mi difese a spada tratta. Chi nega che certe cose in Rai esistano è un ipocrita». 

ilmessaggero.it

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