La Rai spia le filiali delle banche: “Avete l’antenna tv, dovete pagare il canone”

La Rai spia le filiali delle banche: “Avete l’antenna tv, dovete pagare il canone”

Dal 2015 Viale Mazzini ha intensificato il contrasto all’evasione dell’imposta televisiva da parte di uffici pubblici e privati, che ancora dovrebbero usare il bollettino postale. In otto casi su dieci non versano niente, si sono messi in regola invece molti hotel e villaggi turistici

Il direttore della filiale ha un televisore nel suo ufficio perché ama guardare i tg con le ultime notizie sulla Borsa; il meteo quando necessario; un po’ di calcio, in un momento di pausa. Niente di male. Ma il canone Rai, la sua banca lo paga?

La tv di Stato è certa che molte filiali del Paese evadono l’imposta. Una gabella che peraltro ancora oggi dovrebbero versare alla vecchia maniera. Per uffici pubblici e privati, per hotel e ristoranti, l’utenza elettrica non entra in gioco: la legge ha tenuto in vita il bollettino postale.

Ora la Rai – da almeno due anni – si è messa alla caccia di tutte le filiali bancarie “sospette”. Sono quelle che hanno un’antenna sul tetto, prova inequivocabile della ricezione del segnale delle televisioni. Il canone d’altra parte è esattamente questo: un’imposta collegata al possesso dell’apparecchio tv e alla ricezione dei canali.

Suggestivi gli strumenti di indagine. La Corte dei Conti – nella sua ultima Relazione sulla gestione finanziaria della televisione pubblica, relativa al 2015 – ci dice che Viale Mazzini ha comprato un data base con gli indirizzi di circa 800 istituti. Un super elenco “comprensivo delle fotografie” che provano “l’esistenza dell’antenna”.

Si tratta – racconta sempre la Corte dei Conti – di edifici dove c’è solo la filiale. Niente abitazioni private, nessun altro ufficio. Dunque l’antenna ricevente è sua, della filiale, senza ombra di dubbio. A quel punto, la Rai ha fatto un test. Ha spedito a 30 di queste 800 filiali le richieste di pagamento del canone “a mezzo Posta Elettronica certificata”. Il risultato? Un buco nell’acqua.

Al di là delle banche, il contrasto all’evasione è ancora più articolato. Vediamo in dettaglio la strategia di Viale Mazzini per far sì che imprese e uffici pubblici versino questo canone. Una gabella – peraltro molto cara – che la legge ribattezza “speciale”.

1) Dal 2013, la Camera di Commercio ha fornito alla Rai l’elenco di aziende (1,6 milioni) tenute al versamento dell’imposta se in possesso di un televisore. L’elenco viene aggiornato ogni tre mesi.
2) Nel luglio 2015, l’Agenzia delle Entrate ha svelato alla televisione di Stato la situazione di 4,7 milioni tra imprese e società che – per legge, fin dal 2012 – hanno dovuto dichiarare il possesso o meno di un apparecchio attraverso la loro dichiarazione dei redditi. A 260 mila di queste imprese, che giuravano di non avere il televisore, sono state recapitate delle sollecitazioni a pagare.
3)  La Guardia di Finanza ha fatto 13.131 ispezioni soltanto nel 2015. Sono state individuate così quasi 8 mila aziende che evadevano il canone anche se avevano la tv.
4) Ispettori di Viale Mazzini, di cui solo 28 a tempo pieno, nel solo 2015 hanno fatto visita a circa 21 mila esercizi commerciali, convincendone quasi la metà a mettersi in regola con i versamenti.

Alla fine, la sorpresa positiva arriva da alberghi, residence, pensioni e villaggi turistici. Su 33 mila strutture ricettive in Italia, circa 29 mila pagano senza fare storie. L’evasione dunque è a livelli – accettabili  – del 12 per cento.

Il dato negativo è quello complessivo. In Italia soltanto 291.680 soggetti versano l’imposta tv (in gran parte imprese mentre latitano strutture pubbliche, tipo ministeri, Asl, caserme). A questi paganti, bisogna aggiungerne altre 63.146. Sono realtà che devono un canone alla Rai, stavolta per il possesso di un apparecchio radio (la legge prevede anche questa simpatica variante).

A bilancio – tra imposta per il possesso del televisore e imposta per la radio – Viale Mazzini ha potuto mettere appena 78,8 milioni nel 2015. Ora: ammettiamo pure che la platea dei potenziali contribuenti sia di 1,6 milioni di imprese (come dice la Camera di Commercio); e supponiamo che i 291.680 paganti per la tv siano tutti imprese (senza uffici pubblici).

Se ne deduce che l’evasione di questo speciale canone si attesta alla cifra record dell’81,77 per cento.

Aldo Fontanarosa, La Repubblica

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