Bob Dylan, asta record per la prima incisione del 1962 di Blowin’ in the Wind

Bob Dylan, asta record per la prima incisione del 1962 di Blowin’ in the Wind

La prima versione registrata della hit del cantautore americano ha battuto tutti i record, arrivando alla cifra di quasi 1,8 milioni di dollari. È stata venduta all’asta da Christie’s a Londra giovedì 7 luglio. Si tratta di un pezzo unico, non di una copia: il supporto è l’innovativo Ionic Original, creato dal produttore di Dylan, ossia T Bone Burnett

Un nuovo record è stato battuto da Bob Dylan: la prima incisione (risalente al 1962) di “Blowin’ in the Wind” è stata venduta alla cifra di quasi 1,8 milioni di dollari. È stata battuta all’asta da Christie’s a Londra giovedì 7 luglio, superando il suo valore stimato e arrivando a 1.482.000 sterline, pari a 1.769.508 dollari americani.

L’asta dal vivo ha raggiunto 1,2 milioni di sterline, ma un comunicato ufficiale diramato da Christie’s cita il valore totale, comprese le commissioni.
Il prezzo è ben al di sopra la stima che la casa d’aste aveva pubblicato per la registrazione, che era compresa tra 600.000 e 1 milione di sterline (in dollari: tra 716.000 e 1.194.000).

Si tratta di un pezzo unico, non di una copia, come ci tiene a precisare il creatore e venditore, ossia il produttore e amico di Bob Dylan, T Bone Burnett.

Il supporto è l’innovativo Ionic Original, creato da Burnett stesso. Il vincitore dell’asta non è stato rivelato, per motivi di privacy.

IL DISCO DELLA HIT DI DYLAN

Il disco con la registrazione di “Blowin’ in the Wind” è stato l’unico oggetto risalente agli anni Sessanta in vendita nella “Classic Week” di Christie’s.

Gli altri oggetti messi all’asta – prima che il nuovo record di Dylan fosse la punta dell’iceberg della vendita – erano cose come una statua egizia in pietra calcarea del 2400 a.C. circa (al prezzo di 5 milioni di sterline) e un violino Stradivari che aveva un’offerta iniziale di 6 milioni. Tutti pezzi molto più antichi rispetto al disco con “Blowin’ in the Wind”, insomma. Eppure gli anni Sessanta di Dylan hanno tenuto testa agli anni 2000 avanti Cristo di Cleopatra. Una bella rimonta, insomma.

LA REGISTRAZIONE

La nuova versione del classico folk di Dylan del 1962 è stata prodotta da T Bone Burnett con una piccola band di musicisti come supporto. Dylan canta e suona la chitarra, con le sue parti registrate a Los Angeles e il resto inciso dal gruppo a Nashville.


È stato registrato direttamente su un tipo di supporto per la registrazione in acetato di nuova invenzione. Il produttore Burnett ha lavorato per anni per sviluppare questa tecnologia analogica, da lui battezzata Ionic Original. Sebbene si tratti di un nuovo formato, il disco da 10 pollici può essere riprodotto su un normale giradischi. Secondo quanto riferito dalla casa d’aste – come riporta il giornalista Chris Willman in un recente articolo apparso sul magazine statunitense Variety – l’alta fedeltà (hi-fi) è garantita, inoltre questo supporto innovativo avrebbe un rivestimento che pare lo renda quasi impermeabile alla normale usura.

Le persone che hanno potuto ascoltare la registrazione finora sono state quasi esclusivamente i potenziali offerenti durante le sessioni di ascolto da Christie’s a Londra, New York e Los Angeles. Ci sono state anche alcune riproduzioni selezionate che il produttore Burnett ha tenuto per la stampa e per alcuni cultori ed esperti.

“ECCELLENTE RISULTATO”, FA SAPERE CHRISTIE’S

In un comunicato successivo alla chiusura dell’asta, lo specialista senior di Christie’s specializzato nel settore di articoli americani (da libri a dischi e memorabilia a stelle e strisce) Peter Klarnet fa sapere: “Siamo così contenti dell’eccellente risultato di questa sera per il disco ‘Ionic Original’ del primo disco di Bob Dylan”. E aggiunge con orgoglio: “Lavorare con un progresso così incredibilmente importante e rivoluzionario nella tecnologia di riproduzione analogica è un enorme onore. Siamo entusiasti che questo sia solo l’inizio di questa nuova straordinaria opportunità per gli artisti di registrazione di lavorare con T Bone e NeoFidelity per ripristinare il valore della musica”.
Peter Klarnet di Christie’s apre quindi la strada a un intero filone di registrazioni resuscitate dal sarcofago del tempo, un tempo ben più giovane rispetto a quello della mummia egizia di cui sopra ma che comunque nella velocità che caratterizza l’era contemporanea è considerato preistoria.
Le sue parole non si riferiscono soltanto a questa registrazione in studio di “Blowin’ in the Wind” del 1962 ma strizza l’occhio a una nuova tendenza di cui forse sentiremo ben presto parlare. Del resto lo stesso Burnett ne ha parlato a Variety, come vedremo negli ultimi paragrafi di questo articolo.

PERCHÉ RENDERE ASCOLTABILE PER UNA SOLA PERSONA UN PEZZO?

Prendiamo in prestito l’interrogativo posto da Variety a T Bone Burnett poco tempo fa, in un articolo che titola proprio in questo modo: “Perché T Bone Burnett ha registrato una canzone con Bob Dylan che solo una persona può possedere?”

Si tratta di un pezzo del magazine americano dedicato alla realizzazione della nuova registrazione e all’intento alla base della sua messa all’asta.
Ciò che si chiede Variety (e che domanda direttamente al fautore sia della registrazione sia della messa in vendita, Burnett) è se il fan medio di Dylan potrà mai ascoltare la canzone, o se davvero quella versione di “Blowin’ in the Wind” potrebbe avere un solo ascoltatore (il proprietario).

LE PAROLE DI BURNETT

“Penso che sia importante sapere di cosa si tratta per le persone che sono preoccupate per l’esclusività di ciò che stiamo facendo” ha spiegato Burnett a Variety. “Un originale ionico non è una ‘copia’. È una registrazione originale. Non stiamo inventando la scarsità. Questo è davvero scarso. È una registrazione unica, fatta a mano, originale. Siamo stati tutti condizionati ad accettare i termini e a reagire alle cose dal quadro della produzione di massa. Questo non è quello”, aggiunge.

BURNETT PARLA DELLA MERCIFICAZIONE DELLA MUSICA

Senza addentrarci nei meandri di querelle à la Walter Benjamin e Adorno e senza tirare in ballo testi come “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” del primo, riportiamo le parole di Burnett riguardanti la mercificazione della musica.

“Questo è iniziato perché la musica registrata è stata mercificata a zero negli ultimi 20-30 anni”, ha spiegato il produttore a Variety. “Poiché operiamo in un’epoca di riproduzione meccanica, i musicisti hanno dovuto accettare la definizione del valore della loro musica dal governo, dalle multinazionali, dalle case discografiche, dagli streamer. Bene, in questo caso, abbiamo preso in mano la situazione, controlliamo i mezzi di produzione e controlliamo i diritti d’autore. Potremo esplorare: qual è il valore di una canzone? Qual è il vero valore di Bob Dylan che canta ‘Blowin’ in the Wind’ 60 anni dopo averlo scritto, in questo ambiente? E lo scopriremo”.

Diciamo che il valore adesso l’ha scoperto eccome: quasi due milioni di dollari, alla faccia di chi considerava erroneamente quell’incisione una semplice “copia”.

“LA MUSICA STA AGLI STATI UNITI COME IL VINO STA ALLA FRANCIA” DICE BURNETT

“Quello che sto cercando di fare è entrare in uno spazio musicale nel mercato delle belle arti”, prosegue Burnett, interpellato da Variety. E poi se ne esce con una grande, grandissima verità: “Perché la musica sta agli Stati Uniti come il vino sta alla Francia”.
Parlando della musica americana, spiega: “È la parte più preziosa e importante della nostra cultura. E negli ultimi 25-30 anni, abbiamo avuto parti del pubblico che ci dicevano che dovremmo pubblicare la nostra musica gratuitamente. Questa è un’opportunità per noi artisti di lavorare in completa autonomia. È qualcosa che sia Bob che io abbiamo fatto nella misura in cui potevamo per tutta la nostra vita, ma questa è un’opportunità ora per farlo non solo per Bob, ma per molti altri artisti che lo faranno con noi, che hanno già firmato per farlo con noi. Con un po’ di fortuna, questo è il modo in cui trascorrerò il resto della mia vita lavorativa, realizzando questi splendidi pezzi unici di alta arte”, ha detto Burnett.

CHI POTRÀ ASCOLTARE QUESTI PEZZI UNICI?

Riguardo al fatto che il resto del mondo, a parte il vincitore dell’asta, possa ascoltarlo o meno, Burnett ha spiegato che una volta venduta la registrazione è tutto nelle mani dell’acquirente.
Spiega che qualsiasi divulgazione pubblica probabilmente avverrebbe nel caso la registrazione venisse messa in ascolto in un spazio museale. Infine sottolinea che qualsiasi riproduzione digitale sarebbe improbabile, se non espressamente vietata. Qualsiasi distribuzione commerciale dovrebbe essere il risultato di un accordo a tre tra la casa discografica di Dylan, la Sony Music, la sua casa editrice, la Universal Music Publishing Group, e chi ha comprato il disco.
Ma la tesi di Burnett è stata che il disco non è stato realmente concepito per una divulgazione pubblica, e ha chiarito che avrebbe considerato qualsiasi tipo di distribuzione digitale come un anatema per le loro intenzioni analogiche hi-fi.

BURNETT: “UN RIBELLIONE TOTALE CONTRO IL CONSUMISMO DI MASSA”

“Questa è una ribellione totale contro il consumismo di massa”, ha aggiunto Burnett. “Non è che non voglio che la gente lo senta. Penso che questo sia il miglior disco che abbia mai fatto in vita mia, quindi voglio che tutti lo ascoltino. Per il mio ego e il mio senso di ‘Vorrei piacere a tutti’, questo è un sacrificio. Voglio dire, l’hai sentito (perché l’intervistatore di Variety che ha interpellato Burnett ha potuto ascoltare la registrazione, ndr). Bob suona bene. La band suona bene. La canzone è fantastica. E devo dire che penso sia la cosa migliore in cui sia mai stato coinvolto. È il miglior cantante, la migliore canzone, grandi musicisti, il suono è micidiale. Dico questo: non ho mai fatto niente di meglio, certo”, afferma il produttore.

Pensando a quei fan di Dylan che sono preoccupati di non poter ascoltare la traccia, Burnett ha detto: “Non dovrebbero preoccuparsi di questo, perché ci sono migliaia di registrazioni di Dylan che possono ascoltare gratuitamente. … Posso dirti, però, che quando Cézanne era ad Aix-en-Provence a dipingere un paesaggio, non pensava: ‘Oh, amico, spero che tutti lo vedano!’ o ‘Come faranno a vederlo tutti?’”
Ma chissà: l’acquirente potrebbe essere magnanimo e renderlo quindi disponibile al pubblico.

Burnett ha fatto sapere che lui e Dylan hanno registrato diverse altre versioni delle canzoni classiche del celebre cantautore, specificando che potrebbero essere messe all’asta. Tuttavia voleva prima occuparsi della vendita di “Blowin’ in the Wind” da Christie’s prima di determinare eventuali nuove tappe di questa avventura musicale analogica e nostalgica.

LA REGISTRAZIONE DI “BLOWIN’ IN THE WIND” DA CONSIDERARE COME UN DIPINTO

In una dichiarazione rilasciata dopo l’asta, Burnett ha dichiarato: “Marshall McLuhan ha affermato che un mezzo circonda un mezzo precedente e trasforma il mezzo precedente in una forma d’arte, come ha fatto il cinema con i romanzi, come la televisione ha fatto con i film, come Internet ha fatto con televisione, e come ha fatto il digitale con l’analogico. Con la nuova versione di Bob Dylan di ‘Blowin’ in the Wind’, il nostro primo disco analogico d’archivio Ionic Original, siamo entrati e miriamo a sviluppare uno spazio musicale nel mercato delle belle arti. Confido e spero che significherà tanto per chiunque lo abbia acquistato oggi alla vendita eccezionale di Christie’s quanto per tutti noi che lo abbiamo realizzato, e che lo considereranno e si prenderanno cura di esso come un dipinto o qualsiasi altra singolare opera d’arte”.


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