Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo sono già cominciate in alcuni Stati dell’Unione e anche in Italia i seggi sono aperti. Fino a domani sera, gli italiani saranno chiamati a scegliere i loro rappresentanti. Questo appuntamento imperdibile ha visto i leader politici impegnati da settimane nella ricerca di voti. Una corsa fino all’ultimo comizio che il cinema ha rappresentato a modo suo, utilizzando i propri mezzi e linguaggi. Non mancano i film che hanno descritto, con toni ora ironici e scherzosi, ora più realistici, il rito collettivo delle votazioni tra attese, speranze e delusioni. E i candidati immortalati dal grande schermo non scarseggiano, da Antonio La Trippa a Cetto La Qualunque.
Sul tutto, è inevitabile menzionarlo, dominano ancora le parole di Totò pronunciate nella celebre pellicola di Sergio Corbucci ‘Gli onorevoli’ del 1963. Un grido di battaglia ripetuto in modo ossessivo e asfissiante dalla finestra di casa, che produce però effetti comici. “Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio. Italiani, elettori, inquilini, coinquilini, quando sarete chiamati alle urne per compiere il vostro dovere ricordatevi un solo nome: Antonio La Trippa. Italiano, vota La Trippa”, proclama Totò dal suo megafono. Un appello diretto al suo condominio, raccolto da una voce fuori campo che non perde l’occasione per chiudere in bellezza con un divertito “sì, al sugo!”.
Altro pezzo da novanta, da vedere e rivedere, è il mitico ‘Don Camillo e l’onorevole Peppone’. Il film di Carmine Gallone è ambientato nel 1948 a Brescello, piccolo comune in provincia di Reggio Emilia. Le elezioni sono vicine e il sindaco Peppone, interpretato dal grande Gino Cervi, si candida alla Camera. Pronta e netta è la reazione di Don Camillo (Fernandel), che alza le barricate e attacca senza risparmiare colpi. “Cittadini! Non dimenticate: lista Peppone, lista Baffone! Chi vota colomba si scava la tomba! Fine! Tra qualche istante, sulla piazza, ascolterete la voce della Russia”, tuona senza pietà, fiutando il pericolo dell’invasione dei ‘rossi’.
Passando ad anni più recenti, va ricordato il viaggio tra mille complicazioni che tre elettori, davvero fuori dal comune, compiono per raggiungere i rispettivi seggi. Carlo Verdone in ‘Bianco, Rosso e Verdone’ del 1981 li interpreta tra tic, disagi e scene comiche. Tic di cui è protagonista il mitico Furio, che vive la trasferta con un’ansia opprimente e debordante. “Non ce la faccio più” ripete chiusa nel bagno dell’autogrill la moglie – la povera Magda, vittima delle fobie del marito – che si lascia tentare da un viaggiatore sconosciuto.
Più serio e problematico è invece ‘Il Portaborse’ del 1991 di Daniele Luchetti, interpretato da Nanni Moretti e Silvio Orlando. Moretti è Cesare Botero, giovane ministro corrotto e corruttore, che ha bisogno di un portavoce mite e onesto, il professore di scuola Luciano Sandulli. Le contraddizioni delle cosiddette ‘Stanze dei Bottoni’ sono al centro di ‘Il Trasformista’, il film del 2002 in cui Luca Barbareschi interpreta Augusto Viganò, un giovane ambientalista che deve affrontare le tante criticità del sistema politico.
È noto che una campagna elettorale nella finzione del grande schermo, ma anche nella realtà, è il terreno in cui possono germogliare promesse impossibili e surreali. Un esempio di sincerità senza fronzoli? “Mi è stato chiesto se vengo eletto cosa intendo fare per i poveri e i bisognosi. Una beata minc..”. E poi i buoni propositi e le riflessioni che lasciano di stucco: “Le tasse sono come la droga. Se le paghi una volta, anche solo per provare, finisce che ti prende la voglia”. A parlare così è Cetto La Qualunque, il bizzarro candidato interpretato da Antonio Albanese in ‘Qualunquemente’ di Giulio Manfredonia del 2011. Il candidato che, per intenderci, aveva un programma chiaro e semplice: “Porteremo barche di pilu, navi cariche di pilu. Insommamente, fortissimamente pilu”.
Pubblicato:03-06-2024 10:26