Tom Holland in The Crowded Room, fra thriller e suspense

Tom Holland in The Crowded Room, fra thriller e suspense

Un thriller, un dramma psicologico e ovviamente un caso da risolvere. E’ molte cose “The Crowded room” la miniserie in 10 episodi in onda su Apple Tv + (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick), interpretata e in parte prodotta da Tom Holland.

La storia è quella vera di un uomo (Danny Sullivan interpretato dall’attore inglese) che nel 1979 venne arrestato per il suo coinvolgimento in una sparatoria a New York. Toccherà alla detective Rya Goodwin, interpretata da Amanda Seyfried scoprire il misterioso passato di una persona che non è decisamente quello che sembra.

Una serie piena di colpi scena e di carichi emotivi tanto che Holland avrebbe recentemente affermato di volersi fermare per riposarsi un po’. Nei suoi piani, soprattutto, diventare padre.

“Quello che credo sia davvero affascinante di Danny (il personaggio che interpreto) sono le sue emozioni contrastanti e il fatto che magari in una stessa scena possa passare dall’eccitazione alla depressione.

Da un lato ha una grande empatia, dall’altro invece ha una parte di buio e di pensieri molto pericolosi. Ho adorato interpretare un personaggio così estremo e credo che sia un grande stimolo per ogni attore trovarsi di fronte a qualcuno con una personalità del genere. Ho amato la sua parte più pericolosa così come la sua parte più vulnerabile. Era un’occasione che non potevo farmi sfuggire e sono contento di averla colta”.

“La cosa che più mi spaventava di questo personaggio? Credo sia stata cercare di renderlo il più autentico possibile. Gli argomenti che vengono affrontati nella serie sono molto seri, perché vengono trattati alcuni degli aspetti più oscuri e profondi al mondo e quindi ho sentito una grande responsabilità.

Sono stato molto fortunato perché ho avuto al mio fianco un gruppo di persone che mi ha seguito e supportato nell’affrontare gli aspetti più delicati e credo che in parte io sia riuscito a fare un buon lavoro”.

“Questa miniserie è abbastanza unica nel suo genere e credo che non ce ne siano al momento altre simili.

Spero che il pubblico si renderà conto di quanto sia particolare e che verrà stimolato durante la visione. Praticamente nel corso degli episodi si ricostruirà un puzzle e chiunque può cercare di risolverlo “insieme a noi”. Inoltre ci sono colpi di scena che inchioderanno lo spettatore alla sedia.

Insomma sono davvero eccitato all’idea che possa piacere al pubblico e credo che tutti abbiamo fatto davvero un buon lavoro e ne sono sinceramente orgoglioso.”

“Credo che il mio personaggio sia alla ricerca di un po’ di pace nella propria vita perché ha lottato parecchio con se stessa.

E’ una donna che in quegli anni (gli anni 70) ha cercato di essere sempre al “top” e di raggiungere il potere nel proprio lavoro perché è molto ambiziosa ma allo stesso tempo si rende conto che sta perdendo il tempo migliore con i propri figli e sta in parte perdendo alcune cose della propria vita personale.

E’ una donna molto compassionevole e curiosa sulla natura umana e le relazioni umane. Il problema però è che non è sufficientemente curiosa verso se stessa e questo è un aspetto comune: passiamo molto tempo ad aiutare gli altri ma poi ci dimentichiamo di aiutare noi stessi e indossiamo una maschera. Ecco, questo è quello che vive il mio personaggio”.

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