La band racconta il nuovo album arrivato a sei anni dal precedente con in mezzo Sanremo, una crisi creativa e altri progetti personali.
Scanzonato e politico, è tornato Lo Stato Sociale dopo un silenzio discografico lungo sei anni, intervallato da due edizioni di Sanremo, una raccolta, concerti e altri progetti personali. Con “Stupido Sexy Futuro” il collettivo bolognese (Lodo Guenzi, Alberto “Albi” Cazzola, Alberto “Bebo” Guidetti, Francesco “Checco” Draicchio, Enrico “Carota” Roberto) torna a quelle origini che avevano caratterizzato i loro primi dischi, indipendenti e fedeli alla linea tra invettive e analisi. “Da qui inizia il secondo tempo della nostra vita artistica”. E’ un disco che “guarda al futuro” e racchiude politico e sentimentale, intimo e sociale. Per farlo hanno chiamato anche un po’ di amici: Management, CIMINI, Drefgold, Mobrici, Naska e Vasco Brondi: “Volevamo che fossero le collaborazioni più naturali possibili”.
Nel disco Lo Stato Sociale parla di disuguaglianza sociale, condanna del capitalismo, mercificazione del mercato musicale e dell’arte in generale; lotta al razzismo, all’omofobia, al sessismo e alle altre forme di intolleranza; di un mondo fatto di guerre, di emergenze climatiche; e ancora di crisi economica, disoccupazione, corruzione, la violazione dei diritti lavorativi e dei diritti umani.
“Stupido Sexy Futuro” è stato anticipato da “L’atteso tour di anteprima di un disco bellissimo”: 11 date sold out nei club di tutta Italia, che hanno riportato Lo Stato Sociale alla loro dimensione preferita e originale, che ha permesso ai fan di ascoltare un assaggio dei brani dell’album. Presto la band annuncerà un lungo tour estivo.