(di Tiziano Rapanà) Forse sono un po’ scemo, chiedo venia, ma chi ha vinto le ultime elezioni politiche? Perché mi sembra lecito che la maggioranza di governo voglia dire la propria sull’attuale architettura della televisione pubblica. E questo vale per qualsiasi ipotesi di maggioranza. Ripeto: qualsiasi. Questa mia piccola e trascurabile riflessione vale per questa e per altre mille maggioranze. Semmai mi chiedo che peso possa avere oggi la televisione generalista nella gestione della cultura e dell’intrattenimento del cittadino. Ormai è TikTok et similia a spadroneggiare, lo smartphone è lì a indicare la via al nuovo impero mediatico. E la tv, con i suoi palinsesti, sa che ha da recuperare. Questa è la vera sfida per il futuro che la Rai dovrà inevitabilmente affrontare. Tutto il resto è inutile polemica, che fa parte della natura delle cose. Bisogna porre il proprio agire futuro verso quell’indefinito tutto da scoprire. Compresenza o irrilevanza, è questo il dubbio amletico che inquieta l’avvenire della tv generalista (e non sono pubblica). Non ho la protervia per indicare ricette, per dire cosa fare e non fare. Attendo, con eccessivo ottimismo, lo svolgersi degli eventi. Amici che mi leggete non affidate i vostri pensieri alle paturnie del presente, le incognite devono smuovervi: il buio dell’ignoto fa paura ma è l’unico modo per liberarsi dal passato.