Sulla piattaforma Google Arts & Culture è possibile sbirciare dietro le quinte del teatro milanese, ammirare costumi storici, documenti musicali e scenografie d’artista. Quasi un centinaio di artisti per la prima performance operistica della Scala eseguita in quarantena
Le sale sono silenziose e le luci momentaneamente spente, ma la tecnologia è al servizio per tenere comunque acceso un faro sull’istituzione simbolo del capoluogo lombardo, nonché teatro tra i più famosi al mondo: un progetto unico nel suo genere e nella sua complessità dedicato a La Scala di Milano approda adesso su Google Arts & Culture, a conferma di come il digitale possa offrire un supporto ai contenuti culturali di rilievo.
“Un progetto a cui si lavora già da due anni – sottolinea Luisella Mazza, Head of Global Programs & Operations di Google Arts & Culture – ma che con il lockdown delle ultime settimane è stato accelerato al massimo per consentire a chi ha desiderio di conoscere il teatro e anche agli appassionati di effettuare esperienze inedite”.
Nella ridefinizione dei metodi di fruizione culturale in seguito alle misure di contingentamento a causa del Coronavirus, Google Arts & Culture rappresenta uno strumento oltremodo valido: sulla necessaria riformulazione dei modelli di accessibilità del patrimonio culturale Google opera in verità da anni attraverso la piattaforma dedicata all’arte e alla cultura, che oggi raccoglie e restituisce i preziosi contenuti da oltre 2.000 istituzioni culturali di 80 Paesi nel mondo. E proprio l’Italia, sottolinea il direttore del Google Cultural Institute Amit Sood, ha sposato a pieno il progetto: dal 2011 al 2020 sono 1 milione e 690mila i metri quadri digitalizzati da spazi culturali per virtual tour e più di 1 milione di immagini acquisite da oltre 150 musei, gallerie e archivi italiani.
Dal palco reale ai corridoi segreti, dalla volta della platea al terrazzo sul tetto, la visita online del Teatro alla Scala si estende per oltre 20mila metri quadrati, permettendo l’accesso a luoghi inesplorati – come il palcoscenico, la buca del suggeritore o il golfo mistico – e offrendo la possibilità di sbirciare dietro le quinte con il corpo di ballo o nei laboratori Ansaldo, che ospitano la maggior parte delle lavorazioni artigianali degli allestimenti scenici.
L’edizione manoscritta dello spartito di Turandot, il primo libretto del Nabucco di Giuseppe Verdi, le scenografie d’artista – da de Chirico a Hockney: “La Scala è uno dei più importanti teatri lirici del mondo e negli anni abbiamo costruito un archivio di immagini e ricordi meravigliosi. – sottolinea il sovrintendente del Teatro alla Scala, Dominique Meyer – Abbiamo raccolto più di 250mila foto, 1.200 immagini, 16 mila documenti musicali e realizzato una mostra di 12 costumi storici”. Dal broccato d’avorio e cabochon dorati al velluto nero e alle pietre a specchio rubino – indossati dall’icona dell’opera Maria Callas, grazie alla tecnologia Art Camera – con una risoluzione tra i 6 e i 12 miliardi di pixel – è possibile ingrandire i dettagli più piccoli e raffinati dei costumi.
E ancora, infiniti approfondimenti tematici, dalle Prime rimaste nella storia alle opere pensate per i bambini; focus su direttori di orchestra – da Abbado a Toscanini – e sulle dive del teatro – da Anna Bolena a Carla Fracci – ma anche sulla storia del coro e del corpo di ballo.
Ma non è tutto: 92 artisti scaligeri, tra solisti, coristi e strumentisti provenienti da cinque paesi, si sono “ritrovati” per creare la prima performance operistica della Scala eseguita in quarantena, dal “Simon Boccanegra” di Giuseppe Verdi.
Sveva Alagna, Today.it