Marco D’Amore: “Gomorra non dà un messaggio negativo”

Marco D’Amore: “Gomorra non dà un messaggio negativo”

Attore, regista e, ora, “insegnante”: Marco D’Amore, protagonista di Gomorra e regista della prossima stagione, ha tenuto una master class a oltre 500 studenti del Basso Piave per inaugurare i Movie Days – Giffoni San Donà di Piave, le giornate di cinema per la scuola ideate e proposte da Giffoni Experience. Dalla cattedra D’Amore ha ribadito che “con ‘Gomorra’ non siamo portatori di un messaggio negativo”. “Ogni opera, che sia un quadro o una serie tv, ha il compito di suggerire non di insegnare. Gomorra è un luogo della coscienza, il linguaggio è molto esplicito, c’è una violenza che determina il principio della serie. Osserviamo quella realtà attraverso gli occhi dei camorristi, per i quali – ha spiegato D’Amore – la società civile e le istituzioni non esistono. Dopo sei anni di immersione sono diventato intransigente: non siamo portatori di un messaggio negativo, è difficile fare i conti con le proprie miserie ma bisogna farlo, altrimenti si dovrebbero cancellare 50 anni di storia del cinema”.

Il progetto Gomorra lo vedrà impegnato anche nella quarta stagione, nonostante il suo addio al ruolo di Ciro. D’Amore infatti affiancherà alla regia Francesca Comencini Claudio Cupellini: “Sarà divertente vivere il set da un altro punto di vista”, ha commentato senza svelare troppo. Tra i progetti futuri anche la realizzazione del suo secondo film con “La piccola società” in cui sarà sceneggiatore, protagonista e produttore. “Per tenersi vivi bisogna conservare lo spirito del bambino – ha spiegato D’Amore – io sento ancora la stessa passione che avevo a 12 anni, quando con forza e determinazione ho deciso di intraprendere il mestiere dell’attore. Un lavoro che ti consente di conservare tante caratteristiche della fanciullezza: dall’interesse per la diversità alla curiosità, passando per la necessità di cogliere l’unicità di ogni volto e storia. Anche qui, in mezzo a voi ragazzi, vedo i fantasmi dei personaggi che vorrei raccontare”. Una passione che per D’Amore ha significato sacrificio, impegno e dedizione: “Ho sentito crescere un fuoco che ha mangiato tutto – ha detto – non si può decidere di entrare in un mondo, semplicemente si nasce con la consapevolezza di voler impegnare le proprie energie in uno scopo: il mio è quello di dare vita a delle storie. La fama non ha nulla a che fare con questo, avrei potuto benissimo esercitare il mio mestiere nell’anonimato del teatro. In Italia abbiamo attori strepitosi che probabilmente non conoscerete mai perché non fanno tv né cinema”.

“A chi sente di avere questo tipo di vocazione va il mio invito all’impegno a dimostrare le proprie capacità. Non credo al talento di un giorno, dietro a tutte le persone che ammiro c’è il tempo, questo vuol dire – ha spiegato D’Amore – bocciature, fallimenti, dolore, rinunce, studio. A quest’età potete avere un sentore di talento ma va coltivato”. Alto l’interesse della giovane platea che ha subissato di domande l’attore, tra tutte ricorrenti i quesiti su come si faccia a prestare il volto a personaggi complicati e, a volte, oscuri: “Per me è fondamentale leggere – ha risposto D’Amore – considero il mio mestiere come quello dell’archeologo, capace di ridare luce alla bellezza sopita. L’interprete spolvera il personaggio, non si pone né davanti al ruolo né deve esserne schiacciato, cammina al fianco della storia, fa uscire fuori i colori di un’esistenza”. E di personaggi controversi ne ha interpretati tanti D’Amore, primo tra tutti il Ciro Di Marzio di Gomorra – La Serie: “Per quel ruolo mi sono ispirato all’Otello – ha confessato – il lavoro che ho fatto su Ciro è stato per sottrazione, si è fondato sul non detto, sugli sguardi, sui primi piani. Con Stefano Sollima volevamo costruire un militare, un uomo di azione, ma anche uno stratega. Il risultato è che Ciro sembra un personaggio uscito da una tragedia shakesperiana, è l’equivalente di Iago“.

“Mi manca quel personaggio perché l’ho concepito come un mio simile, che non ha avuto le mie stesse possibilità – ha aggiunto D’Amore – Ha visto il mondo come un grande avversario, come qualcuno che da quando sei nato ti dà contro, eppure ho scorto dei barlumi di bellezza, di umanità altissima anche in questa storia”. Quanto al Giffoni Film Festival, D’Amore lo ha definito “il più importante evento di cinema al mondo perché si pone un obiettivo fondamentale: formare i nuovi spettatori sviluppandone il pensiero critico, un processo indispensabile per la crescita dell’essere umano in tutte le sue sfaccettature”. Giffoni San Donà di Piave continua dall’11 al 13 aprile, quando saranno 12 gli istituti del Basso Piave che prenderanno parte a proiezioni, laboratori, anteprime e approfondimenti studiati su misura per i ragazzi. Due le strutture che ospiteranno l’iniziativa: il Cinema Don Bosco e il Cinema Cristallo. 

Adnkronos

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