Lo showman torna il 29 a condurre su Rai2 il «cult» degli anni ’90: “Un regalo per me”
Ci sono ritorni che, a volte, contano più di un arrivo o di una nuova partenza. Il 29 marzo Alessandro Greco torna al timone di un cult della Rai, Furore, dopo vent’anni dalla prima edizione.
Lui ne ha appena 25, di anni, quando, dopo un semplice provino e poche esperienze in tv, viene catapultato direttamente in prima serata. E oggi eccolo a capo di una nuova edizione su Raidue, insieme a Gigi e Ross. «Furore sarà più social, con più interazione col web, gruppi di ascolto, insomma la gente giocherà davvero con noi». Rivedremo quindi Greco dietro a quel bancone che gli ha regalato la popolarità. In questi anni in tv si era visto, come dice lui, «a macchia di leopardo». Ha presentato il Festival di Castrocaro, nel 2012. Un paio di anni dopo, ha partecipato a Tale e Quale Show e poi ha condotto Uno Mattina Effetto Estate. Nel frattempo la radio, che lui ritiene «un universo più meritocratico della tv», ha preso spazio nella sua vita. È in onda su Rtl 102.5 con No problem – Viva l’Italia, con Charlie Gnocchi, dal venerdì alla domenica dalle 11 alle 13.
Come vive questo ritorno?
«Come un regalo: per il pubblico, per me e per la tv. La gente per strada e sui social ha sempre continuato a chiedermi quando torna Furore?, come fosse andato in onda fino a ieri. Poi è un regalo per i miei 45 anni, appena compiuti. E per la tv, perché Furore è un cult che ha cambiato il modo di fare televisione».
Per lei è un tuffo nel passato.
«Sì, ma con molte novità. Ci sarà un conduttore arbitro con dei guardalinee come Gigi e Ross, che andranno a sparigliare un po’ le carte. Parteciperanno personaggi nuovi e altri già visti a Furore e confronteremo le loro esibizioni di oggi e di ieri. E poi i giochi di sempre, come il karaoke arcobaleno o le canzoni interrotte. In più, nuove prove fisiche…».
Cosa ricorda del vecchio Furore?
«Ero una specie di robot nelle mani di Carrà e Japino, avevo alle spalle mesi di intensa preparazione sotto il loro sguardo vigile. La Carrà mi diceva sei una spugna, perché imparavo velocemente. Ricordo la prima diretta, a telecamera accesa mi arrivò una botta di adrenalina pazzesca, mi è partita una voce tremolante, avevo la salivazione azzerata. Japino se n’è accorto e dalla regia cominciò a urlare nelle cuffie dei cameraman portategli dell’acqua, presto…».
Altri aneddoti?
«Uno per tutti. Ricordo quando Renato Zero cantò L’Impossibile Vivere davanti a Romina Power, che quel giorno era nella squadra femminile. La scomparsa della figlia Ylenia era una ferita aperta, si percepiva nell’aria. È stato molto toccante».
Poi Japino e Carrà si dedicarono ad altri progetti. A lei cosa è successo?
«Dopo la prima edizione di Furore il programma è stato spostato a Napoli, nel dopo- Furore mi sono mancati dei punti di riferimento, per il prosieguo della mia attività professionale. Poi la Rai pensò a me per un preserale, Colorado, chiesi consiglio a Raffaella e Japino e loro mi dissero è fondamentale che tu dica sì, ti consentirà di passare dal successo alla popolarità. Ma dopo sei mesi ho interrotto. Non arrivai neanche a fine stagione».
Qualcuno parlò di ascolti troppo bassi.
«Non direi, era un programma nuovo, in una fascia oraria particolare. L’ho lasciato mentre si stava facendo conoscere, il pubblico si stava fidelizzando. Mi avrebbe fatto piacere finire quella stagione. Ricordo di averlo anche chiesto all’allora direttore di Rai1, Giovanni Tantillo. Ma Freccero premeva per fare subito la seconda edizione di Furore, allora programma del momento. E lo stesso Tantillo era in sintonia con questa intenzione».
Che ne pensa?
«Se non fossi stato così giovane e avessi avuto uno staff alle spalle che potesse consigliarmi al meglio, forse sarebbe andata diversamente».
Si è scritto molto in questi anni di questo suo «allontanamento» dalla Rai. Lei crede di aver fatto qualche errore per meritarlo?
«Magari sì, inconsapevolmente. E comunque la gente non mi ha mai abbandonato, anche quando ero meno in tv. Rifuggo sempre polemiche fatte di pietismo o autocommiserazione. Non fanno per me. In questi anni ho sempre lavorato, ho condotto programmi Rai, Mediaset e ho fatto radio, ho avuto il sostegno della mia famiglia e anche della fede, che non mi ha mai abbandonato. E ora sono pronto per questo nuovo Furore.. voi lo siete?».
Lorenza Sebastiani, il Giornale