(di Federica Zito) “All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo. Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se la malattia mi porgesse, assieme al dolore, degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio.… Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota?! Mi sono sentito mancare! Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti ad un pubblico di quindici, venti persone ed ero felicissimo! Oggi….dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a quindici persone. I numeri…non contano! Sembra paradossale detto da qui. Perché ogni individuo, ognuno di noi, ognuno di voi, è unico, irripetibile e a suo modo infinito.
Un altro dono! La gratitudine nei confronti della bellezza del Creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze d’ospedale. Un altro dono. La riconoscenza per il talento dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per il sostegno che ricevo dalla mia famiglia, la riconoscenza per la forza, l’affetto, e l’esempio che ricevo dagli altri pazienti, i guerrieri, così li chiamo. Magari cerchiamo un altro termina ma non mi viene in mente. E lo sono anche i loro familiari, e lo sono anche i genitori dei piccoli guerrieri. Ora come promesso vi ho portato tutti qui con me sul palco, anime splendenti, esempio di vita autentica. Prima di andare all’ultimo dono, facciamo a loro un applauso. Ancora un dono, ma quanti sono. Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant alla fine della Critica della Ragion Pratica, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c’è qualcosa che permane! Ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo con questo pensiero. Se le cose stanno davvero così, cosa mai sarà un giudizio dall’esterno? Voglio accettare il nuovo Giovanni. […] Come dissi in quell’ultimo concerto a Vienna, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima. Il brano si intitola Tomorrow, perché domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello!”
Questo è il monologo con cui, dopo più di due anni di assenza dalle scene, il compositore Giovanni Allevi torna ad esibirsi dal vivo su un palco, quale occasione migliore se non il palco dell’Ariston. La scoperta della malattia, un mieloma che colpisce alcune cellule contenute nel midollo osseo, nel 2022 ha segnato un punto di svolta nella sua vita, portando con sé anni di sfide e sofferenze. Non si è mai arreso e continua ogni giorno a lottare contro questo mostro che a oggi, non gli permette più di fare tutto ciò che prima era abituato a fare con una naturalezza innata, suonare il pianoforte.
Poco prima di esibirsi, Allevi ha voluto condividere la sua storia con il pubblico presente al Festival di Sanremo, mostrando le sue debolezze, gli stati d’animo e i suoi progetti futuri, progetti che tiene custoditi dentro di sé con positività e speranza. Nonostante le sfide fisiche con cui ogni giorno combatte, Allevi comincia a suonare e sembra che nulla sia accaduto, il suo corpo e la sua anima si fondono con la musica, creando uno spettacolo che fa calare il silenzio all’interno dell’Ariston, dimostrando la potenza e la bellezza della sua arte nonostante le avversità.
La positività e la speranza che il compositore custodisce nei suoi progetti futuri confermano la sua determinazione a continuare a vivere la vita al massimo nonostante le avversità della malattia, oramai cronica. La sua presenza sul palco di Sanremo diventa un potente messaggio di resilienza e di forza di fronte alle sfide della vita.
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