Fiorello, Amadeus e John Travolta: tra balli trash e pesante disagio, come distruggere un mito in pochi secondi

Fiorello, Amadeus e John Travolta: tra balli trash e pesante disagio, come distruggere un mito in pochi secondi

Una carriera buttata via in un attimo. Spaesato, tra Fiorello e Amadeus che indossano un cappello arancione da papera: ma chi gliel’ha fatto fare? Operazione simpatia che va bene per il primo Razzi che passa, non per uno che è impresso nella nostra memoria in una giovinezza perenne, grazie a una santissima trinità di film che sono entrati nella storia del cinema: La febbre del sabato sera, Grease, Pulp Fiction. John Travolta ma più che altro travolto, investito, abbattuto da un numero che ieri si definiva imbarazzante e oggi è semplicemente cringe. Già il duetto in ballo con Amadeus non era il massimo dell’originalità (si sente l’eco nella stanza degli autori…). 

L’attore con l’aria annoiata, mentre la regia balbettava nell’inquadratura, si perdeva nei dettagli e si dimenticava il totale. Ma il meglio — o il peggio, a seconda degli angoli del trash che assecondiamo — arriva quando Fiorello sfida Travolta a ballare — lui che si è mosso su qualunque musica, con tocco felpato — il ballo del qua qua, la «qua qua dance». Divertimento vicino allo zero, disagio che tocca le vette della perplessità, lo sguardo che cerca le uscite di sicurezza. Baratro e precipizio. Fiorello solitamente è improvvisazione fulminante. Vedi la battuta per la vistosa collana indossata da Laura Chimenti al Tg1 («Era quella che avevano i Maya quando predirono la fine del mondo»), ma quando gli autori imbastiscono la più imbarazzante delle scenette, probabilmente per colpa di un fuso orario non gli viene il guizzo: «Dai ragazzi lasciamo stare». Troppo tardi. Non c’è modo di tornare indietro. L’unica spiegazione è che John Travolta si sia fatto pagare adeguatamente (non tanto però da indossare il cappello da papera).

Ecco, il punto potrebbe essere proprio l’ingaggio dell’attore. Travolta è testimonial di U-Power, azienda con base a Monza che produce scarpe. Come le sneaker indossate dal protagonista di Pulp Fiction per salire sul palco. Si dice che sia stato pagato un milione di euro per l’ospitata (non dalla Rai, ma dall’azienda stessa) e questo allora spiegherebbe anche il balbettio della regia che ha spesso indugiato sulle scarpe dell’attore. Se i puntini si uniscono come sembra, si aprirebbe un nuovo caso di pubblicità occulta. 

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