After Life: la terza stagione della serie tv made in Britain
Su Netflix è arrivata la terza e ultima stagione di After Life, serie tv britannica diretta, prodotta e interpretata da Ricky Gervais. Preparatevi, perché fa piangere molto. After Life è una serie malinconica e allo stesso tempo piena di vita, scorretta e poetica. Fa riflettere sullo scorrere del tempo e su quanto siamo tutti, sempre, alla ricerca di un senso. Di quanto la felicità sia un intreccio di cose piccole tra possibilità infinite. Grottesco e dolcezza convivono nel mondo limitato di After Life, dove personaggi improbabili e per lo più “falliti” sono lo specchio di un universale della altrettanto universale domanda: “cosa ci facciamo qui?”.
La storia
Ma andiamo con ordine. Ricky Gervais è Tony, giornalista del quotidiano locale “Tambury Gazette” che nel corso delle tre stagioni tenta di elaborare il lutto dell’amatissima moglie Lisa, morta prematuramente di cancro. Una perdita che gli ha strappato la felicità e la migliore parte di sé, quella per cui valeva la pena vivere, l’unica con un senso compiuto. Insieme alla voglia di suicidarsi, che esplicita con chiunque gli giri intorno come se fosse un biglietto da visita con cui presentarsi, Tony si concede di essere sgarbato, di non avere regole, di dire quello pensa senza filtri. Attorno a lui ci sono i protagonisti delle storie, sempre sospese tra l’assurdo e il comico, che racconta sul giornale, persone per lo più sole che cercano la notorietà per dire: “ci sono anch’io”, “sono vivo”. E poi ci sono i colleghi, tutti con delle situazioni esistenziali pesanti alle spalle, che sembrano predestinarli alla mediocrità, ma non ne inficiano mai l’animo buono. Perché se c’è una cosa che unisce tutti i personaggi di After Life oltre alla quotidiana lotta per la sopravvivenza è la bontà che salva sempre ed è portatrice di senso.
La trasformazione di Tony
Il dolore di Tony è un viaggio di trasformazione verso una nuova e possibile felicità. Tony la chiamerà contentezza, uno stato d’animo più effimero e leggero, ma quanto basta, forse, per fare pace con la vita e il suo destino, e ritrovare uno sguardo sereno sul mondo, un senso di pace nel cuore. L’elaborazione del lutto diventa per Tony una possibilità di uscire da se stesso, di ampliare lo sguardo d’amore e di donarlo agli altri.
Il valore delle relazioni
After Life ci ricorda che siamo essere relazionali, che la relazione è la logica dell’essere e costituisce la nostra vera identità. L’altro ricopre un ruolo fondamentale nella serie, perché come dice Tony: “Non siamo qui per noi. Siamo qui per gli altri”. E il suo dolore lo porterà proprio a (ri)vedere gli altri e a dare un senso alla sua vita ordinaria nella misura in cui si prende cura di chi gli sta accanto.
After Life ci dice che siamo tutti sulla stessa barca, con lo stesso senso di finitezza percepito. La vita, ancora di più in provincia, sembra così piccola se misurata con l’immensità dell’universo in cui siamo immersi. Siamo qui, ma potremmo essere altrove. E allora l’unica via d’uscita potrebbe sembrare quella di costruirsi delle narrazioni per trovare il quieto vivere. È tutta un’illusione, quindi? No, nella misura in cui la felicità conquistata attraverso il dolore in un processo in cui noi soli possiamo essere gli artefici, diventa pronta per essere condivisa e tutto si fa più lieve. Perché quando si esce da sé, si torna ad amare la vita.
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