Ainett Stephens: «Quando mio figlio ha smesso di parlare a 2 anni»

Ainett Stephens: «Quando mio figlio ha smesso di parlare a 2 anni»

Ospite di «Verissimo», la modella e showgirl venezuelana Ainett Stephens, famosa per aver preso parte a programmi come «Mercante in fiera» e «Chiambretti Night» negli anni Duemila, racconta per la prima volta del disturbo dello spettro autistico di suo figlio Christopher e della misteriosa scomparsa di sua madre e di sua sorella avvenuta nel 2004.

La vita di Ainett Stephens, modella e showgirl venezuelana, famosa per aver preso parte a programmi come Mercante in fiera e Chiambretti Night, è cambiata tre anni fa, quando suo figlio Christopher ha smesso improvvisamente di parlare. «Dopo un controllo abbiamo ricevuto la diagnosi: disturbo dello spettro autistico. È stato un momento molto difficile, nessun genitore si aspetta di ricevere una notizia del genere» racconta Stephens per la prima volta a Verissimo, spiegando di essersi allontanata dal mondo dello spettacolo soprattutto per stare vicino a suo figlio.

«Questa esperienza mi ha cambiato la vita. I primi mesi sono stata molto male, ma dopo, grazie anche alla preghiera, ho deciso di andare avanti. Mio figlio aveva bisogno di una madre forte e coraggiosa. Mi auguro di vederlo crescere e di riuscire a sviluppare al meglio, insieme a lui, le sue capacità» riprende Ainett, che approfitta dell’occasione anche per parlare della storia drammatica della sua famiglia: nel 2004, infatti, sua madre e sua sorella scompaiono misteriosamente senza lasciare nessuna traccia.

«Facevano import export di prodotti per i capelli. Erano partite per andare in Trinidad, dovevano rientrare in Italia a Natale, ma sono sparite nel nulla. Dicono che le abbiano uccise, forse bruciate, ma noi non abbiamo seppellito nessuno. Quando sparisci in questo modo, in quei paesi lì, è difficile che arrivi il lieto fine. Abbiamo fatto di tutto per ritrovarle». E conclude: «Credo molto in Dio e sono quasi certa che le rincontrerò. Non penso sia un addio definitivo».



Vanity Fair

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