SANREMO, SVEVA ALVITI ARRIVA ALL’ARISTON: SONO COME DALIDA, UNA DONNA FORTE E SENZA PAURA

SANREMO, SVEVA ALVITI ARRIVA ALL’ARISTON: SONO COME DALIDA, UNA DONNA FORTE E SENZA PAURA

Sveva Alviti - DALIDASul palco del Festival stasera arriva Dalida. Ovvero Sveva Alviti, che dal 15 febbraio sarà in prima serata su Rai1 per un film girato proprio dentro un teatro Ariston che per la prima volta diventa set cinematografico. Per la regia di Lisa Azuelos con Riccardo Scamarcio (nei panni di Orlando), Jean-Paul Rouve e Nicolas Duvauchelle, percorre la vita artistica e privata di Iolanda Gigliotti (a trent’anni dalla scomparsa), dagli esordi nei concorsi di bellezza ai film (“La regina delle piramidi” come controfigura di Joan Collins, “La maschera di Tutankhamon”, “Un bicchiere, una sigaretta”), alla scelta del suo nome d’arte ispirandosi al film Sansone e Dalila. All’Olympia, A Charles Aznavour, al disco di platino nel 1964, a Luigi Tenco e a un amore che si chiude nel gennaio 1967 (con il suicidio di Tenco) al Festival di Sanremo dove i due presentano “Ciao Amore, ciao”.
«Inizialmente mi ero rifiutata di venire in Europa per il provino perché non mi sentivo all’altezza», dice l’attrice che comincia la sua carriera come top model, ma che ha come miti Rossellini, Vitti e Magnani, e che scopre la passione per la recitazione dopo avere visto Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni. «Dalida ha in comune con me l’essere una donna forte e senza paura di essere giudicata dal pubblico». Nove mesi per imparare il francese e per entrare nella sua parte. «Una grande donna che mi ha trasmesso la fiducia in me stessa», ha detto Sveva Alviti nella conferenza stampa a Sanremo, dove viene presentato il film.
Per Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, questo è un film che «riempie d’orgoglio», anche se è stato necessario prendere «una decisione un po’ sofferta: decidere se uscire nelle sale cinematografiche oppure dare questo film a un pubblico più vasto e immediato, quello televisivo, e grazie a Rai1 avremo un’anteprima mondiale televisiva che crediamo possa dare un lustro consistente a questo film. Ormai c’è tanto cinema che va sulle reti Rai».

Rita Vecchio, il Messaggero

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