Quattro puntate, nell’ultima ospiti Renzi, Salvini e Di Maio
Dopo 22 anni Michele Santoro torna su Rai3, che “è sempre stata la mia casa, anche se bisogna intendersi su cosa s’intenda per casa”. E ci torna da Torino con “M”, programma di approfondimento che andrà in onda da giovedì 11 in prima serata per quattro puntate dalla sede Rai torinese e luogo d’eccellenza della sperimentazione del servizio pubblico. Vi torna per “fare quello che i tg non fanno”.
Banche, immigrazione, Roma Capitale ed evasione fiscale saranno i temi monografici delle quattro puntate. Ci sarà Roberto Saviano con un monologo-editoriale; torna la maschera di Nazareno Renzoni con Vauro; prevista una miniserie dei The Pills; tra i protagonisti anche Andrea Rivera, mentre Sara Rosati condurrà il dibattito con i giovani in studio. Tra i collaboratori di Santoro, ideatore del programma, anche Gianni Dragoni, Walter Molino e Guido Ruotolo.
Ospite della prima puntata un finanziere italiano, Bivona, trasferitosi a Londra e che ha intrapreso una battaglia di trasparenza sul sistema bancario italiano. Nella seconda puntata il ministro dell’Interno Marco Minniti, nella terza dovrebbe esserci Virginia Raggi, sindaca di Roma, e nell’ultima Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ma in tre momenti distinti e separati della trasmissione.
“Sono rimasto quella persona che è nata in questa rete”, ha detto Santoro in una ormai tradizionale lunga conferenza stampa, condotta con il direttore di rete Stefano Coletta e a cui hanno assistito anche il direttore generale Rai Mario Orfeo e il consigliere Carlo Freccero, mentre la presidente Monica Maggioni ha salutato all’inizio il conduttore. “E’ sempre importante in una televisione poter godere di un contesto e quella Rai3 di Guglielmi fu uno straordinario ‘laboratorio'”, ha aggiunto Santoro, sottolineando che “questo ritorno a casa dovrebbe avere il conforto di essere il tentativo di uscire dallo schema secondo cui se tradisco il pubblico che c’è allora è un problema, se invece non tradisco il pubblico che c’è allora non farò mai nulla di nuovo…”. Quindi la sperimentazione resta il punto fermo di Santoro nella sua produzione di approfondimento e di inchiesta. E un ulteriore esempio lo offrirà a maggio con altre quattro puntate di “M”, questa volta dedicate al caso Moro e fatte attraverso una narrazione che ha al centro attori ma ruotando intorno ai misteri di questa vicenda di cui proprio quest’anno ricorre il quarantennale. Santoro ha anche detto che ad esempio ‘Porta a porta costituisce “un punto di equilibrio sistemico, una trasmissione in cui si riflettono i rapporti esistenti in quel momento nel Paese, mentre altre trasmissioni andavano sempre alla ricerca di altro, un’altra linea di ricerca”. Ma è accaduto che alla fine anche altre trasmissioni partite in un certo modo sono poi andate nella direzione di ‘Porta a porta’, “cioè la politica è riuscita a stabilire una sorta di primato, ovvero senza ospiti politici la trasmissione non esiste”.
Il suo ritorno a Rai3 vuol essere per l’appunto un tentativo di lasciarsi dietro questo schema. “Noi ci dobbiamo provare, per questo sono convinto che occorra costruire un ‘laboratorio’ per dare vita ad una serialità. Riparto con lo spirito di 22 anni fa, io faccio quello che i tg non fanno, quello che il flusso non fornisce. La carta stampata ci prova ma non con molto successo. Proviamo con il tema monografico, mentre la tv di oggi va per pezzetti”.
Repubblica.it