Il regista iraniano premio Oscar a Roma per ‘Un eroe’
“Ho scritto una lettera aperta per spiegare la mia posizione a chi mi accusa di essere da una parte (con il sistema) e dall’altra (contro il sistema).
In questa lettera dico a chi presenta il mio film in corsa agli Oscar: se lo dovete fare per farmelo poi pesare, siete liberi di non farlo.
Io sono solo uno che fa film”. Così il regista iraniano Asghar Farhadi, a Roma per presentare UN EROE in sala dal 3 gennaio distribuito da Lucky Red, replica alle polemiche di due settimane fa che lo avevano portato minacciare il ritiro del suo film, candidato dell’Iran per la corsa agli Academy Awards. “Sia i filo-governativi sia l’opposizione hanno questa voglia di appropriarsi di qualcuno – aggiunge – . E devo dire, per quanto mi riguarda, non è la prima volta che succede”. Come vede l’avvento delle piattaforme? “Sono della generazione della sala e non posso immaginare che le piattaforme vincano. Mi capita a volte di vedere a casa film visti in sala tanti anni prima e non mi sembrano più gli stessi. Il fatto è che manca l’atmosfera della condivisione. Lo capisco, il mio è un atteggiamento sentimentale”.
Per quanto riguarda UN EROE, dramma-thriller in lingua farsi già in concorso al Festival di Cannes dove ha vinto il Gran Premio Speciale della Giuria, va detto che i protagonisti, padre e figlio, sembrano proprio quelli di LADRI DI BICICLETTE con lo sguardo subito pronto ad autentica gioia e vergogna. Questa la storia. Rahim (Amir Jadidi), in carcere per debiti, uscito per qualche giorno dalla prigione, cerca in tutti i modi di trovare anche solo una parte dei soldi per far ritirare la denuncia e restare in libertà. A un certo punto incontra la fortuna sotto forma di una borsa piena di monete d’oro che la sua nuova ragazza trova abbandonata ad una fermata d’autobus. I due cercano inizialmente di ricavarci dei soldi, poi, per tutta una serie anche di strani ‘segni’, Rahim decide di cercarne il proprietario mettendo un annuncio. Quando la donna che ha perso la borsa approda nella casa della sorella di Rahim, dove vive anche l’uomo insieme al figlio adolescente, e dimostra di essere la legittima proprietaria, il carcerato diventa subito un eroe: tv e media lo cercano, e il figlio è davvero orgoglioso di avere un padre simile. Da qui il film del regista due volte premio Oscar (per Una separazione e Il cliente) cambia nettamente. Capace com’è, Farhadi, di cavalcare tutti i registri delle persone semplici, naturali, fa entrare nella vita del protagonista il sospetto, il dubbio. Un dubbio che ha anche la stessa polizia che non vede tutto chiaro nella restituzione della borsa. E un eroe, si sa, fa presto a cadere se la gente non crede più in lui. Nel cast di A HERO, oltre a Mohsen Tanabandeh e Fereshteh Sadre Orafaee, c’è anche la figlia del regista, Sarina Farhadi, che aveva già lavorato con lui in Una separazione. Il film è stato girato a Shiraz, l’antica capitale della Persia, nel sud dell’Iran, uno dei più importanti luoghi culturali del Paese: “Ho girato a Shiraz non a caso – dice il regista – perché è una città più umile, ordinaria rispetto a Teheran, dove si trovano ancora persone disposte a darti una mano, ad offrirsi se ti trovi in una situazione complicata”.
Ansa.it