“Rappresento una inspiegabile anomalia nel mondo della musica”.
Così Giovanni Allevi racconta se stesso, il nuovo disco Estasi appena pubblicato, la capacità di essere riuscito a portare la musica classica a un pubblico vasto ed eterogeneo.
“Il mio successo – approfondisce il pianista e compositore – dipende dal fatto che molte anime belle si sono messe sulla stessa lunghezza d’onda delle mie note, ma il nostro resta un rapporto clandestino con il mondo esterno”.
Di mainstream, però, non vuole sentire parlare. “La mia non è certo musica di largo consumo, è il risultato di una ricerca estenuante, perché la vera bellezza costa fatica. Il mio obiettivo non è arrivare a tutti, ma sondare il mistero dell’essere umano”. Il mainstream, dice togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, “è tutta quella musica che fa compagnia e che finisce per essere omologata rispondendo a schemi ben precisi. I miei brani non passano alla radio? Non è una mia preoccupazione e ne vado anche vagamente orgoglioso”.
Estasi (etichetta Bizart/distribuzione Artist First), è la summa del pensiero del maestro, un disco di pianoforte solo che arriva a distanza di due anni da “Hope”. Undici tracce che mettono in evidenza una ricerca di scrittura introspettiva, di sperimentazioni ed originali intuizioni melodiche e ritmiche.
“Estasi, dal greco uscire fuori da sé, per indicare l’espansione dello spirito per guadagnare una dimensione più ampia”, spiega Allevi che lega il disco anche al covid e alla pandemia, “quando la perdita della normalità ci ha portato ha un’espansione della mente, a rompere le catene dell’omologazione”.
L’ispirazione nasce da un episodio che l’artista ha vissuto a Roma, l’anno scorso dopo aver contemplato la statua di Santa Teresa d’Avila del Bernini. “Il cuore ha preso a battermi all’impazzata e ho perso i sensi, rompendomi anche una costola.
Da allora ho avuto un’unica ossessione, raccontare in musica questa esperienza, per poterla condividere al di là delle parole, perché solo le note possono riportarne il senso profondo. E dedico le note di questo viaggio interiore ad uno scultore pazzo, che vive da più di 400 anni”.
Tra le undici composizioni, tra momenti di riflessione, sognante contemplazione, impennate diaboliche e rarefatta tenerezza in cui si declina l’estasi, si snodano temi contemporanei, come la riflessione sul destino della Terra contenuta in Our Future, il cui video è presentato a Glasgow nei giorni della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, grazie alla collaborazione con Earth Day European Network, che lo vede coinvolto come Ambassador; o l’omaggio alle donne guerriero di Woman Warrior. “Le donne sono discriminate, fanno una fatica tripla rispetto agli uomini e sul lavoro a parità di bravura sono retribuite la metà – sottolinea Allevi -: tutto ciò è insostenibile soprattutto perché sono il principio cardine su cui si fonderà la società del futuro. Se, come dice qualcuno, ci sono differenze di genere, queste sono a favore delle donne”.
Il disco è stato registrato con il suo amato Grand Piano Bösendorfer “Imperial”, strumento al quale ha anche dedicato il libro “Le regole del pianoforte (Solferino). “Il piano non è un amico per me, ma assume più le vesti di amante. Non è rassicurante perché mi costringe a fare un salto spaventoso e sublime verso il cuore della gente. E vuole studio, attenzione, pone dei limiti: è un’arte marziale, uno specchio attraverso cui vedere in profondità te stesso”.
Da Roma, il 1 gennaio 2022, partirà il nuovo tour europeo, che toccherà Varese, Milano, Brescia, Padova, Lugano, Vienna, Bologna, Locarno, Zurigo.
Claudia Fascia, ANSA