In attesa della nuova edizione del talent di Sky, la tendenza “kitchen” continua a dominare i palinsesti
C’è chi aspetta con ansia la nuova stagione di Masterchef, il talent show culinario che ormai arrivato alla ottava edizione ha rivoluzionato il modo di raccontare il cibo e la gastronomia in televisione. Per la nuova stagione gli spettatori dovranno aspettare fino a gennaio per l’edizione che vede la new entry Giorgio Locatelli, chef italiano che ha fatto fortuna a Londra (accanto a Antonino Cannavacciulo, Bruno Barbieri e Joe Bastianich), mentre una celebrativa MasterChef All Stars Italia con sedici dei concorrenti storici della trasmissione andrà in onda già a dicembre. Ma nell’attesa del talent di casa Sky sono sempre più gli spazi del piccolo schermo, tra canali generalisti e paytv, dove i cuochi stellati si esprimono a metà tra spettacolo e approfondimento gastronomico.Domani su Sky Uno parte la nuova stagione di Hell’s Kitchen, ormai la quinta, in cui Carlo Cracco riprende il suo ruolo di giudice inflessibile sulle orme di Gordon Ramsey che ha reso famoso lo show in tutto il mondo ma dal 20 novembre il cuoco è anche su Netflix in una veste tutta nuova, in quello che viene definito il cooking show globale: The Final Table. Dove non saranno appassionati a scontrarsi ma chef professionisti che dovranno misurarsi con le cucine di nove paesi diversi tra cui il nostro. Carlo Cracco sarà chef per l’Italia mentre Alessandro Del Piero (che ha aperto un ristorante a Los Angeles), Eleonora Cozzella e Andrea Petrini saranno giudici per il nostro Paese. “Cuochi già affermati nei loro paesi si confronteranno su cucine con cui non si sono mai misurati – ci spiega Eleonora Cozzella, critica gastronomica e giornalista di Sapori – nella puntata a cui ho partecipato io è stato chiesto agli chef di realizzare dei piatti a base di pasta. Molti hanno scelto di utilizzare quella fresca e posso dire che i risultati più interessanti li hanno ottenuti coloro i quali hanno rielaborato la ricetta allontanandosi dalla tradizione italiana utilizzando le basi della propria cultura gastronomica”. Oltre a Cracco, Enrique Olvera (Messico), Andoni Aduriz (Spagna), Clare Smyth (Regno Unito), Helena Rizzo (Brasile), Vineet Bhatia (India), Grant Achatz (Stati Uniti), Yoshihiro Narisawa (Giappone) e Anne-Sophie Pic (Francia) dovranno guidare le squadre in gara nel grande studio – cucina di Los Angeles. “È stata una grande esperienza, Netflix ha una grande squadra e osservare dall’alto gli chef al lavoro è stato un vero spettacolo” ci ha confidato Eleonora.Lo stesso 20 novembre parte invece il primo talent show culinario di Rai2 Il ristorante degli chef, in cui ottanta aspiranti chef di tutta Italia devono scontrarsi per superare una serie di prove davanti al giudizio insindacabile di tre chef di fama internazionale: Andrea Berton (allievo di Marchesi), Philippe Léveillé (francese ma italiano di adozione, due stelle Michelin) e la giovane (22 anni) e talentuosa Isabella Potì. Sarà proprio il ristorante il campo di battaglia in cui i dieci concorrenti (selezionati tra gli 80) dovranno dimostrare non solo di essere dei perfetti chef ma anche abili gestori di un locale, dove di puntata in puntata duelleranno a suon di menù per soddisfare il palato di esigenti clienti, vip e non, e convincere i tre chef che li guideranno in quest’avventura.
È già partita invece e con un buon risultato giovedì scorso la nuova stagione di Camionisti in trattoria, il viaggio che Chef Rubio fa fare ai suoi telespettatori lungo le autostrade d’Italia alla ricerca dei locali più autentici, dove si mangia il cibo migliore a insindacabile giudizio dello chef romano. Per Rubio non si tratta solo di assaporare il meglio che il territorio può offrire dal punto di vista culinario, cibo ottimo, a prezzi contenuti, servito senza lesinare sulle porzioni; per lui è soprattutto un viaggio per raccontare le storie di chi fa questo mestiere con passione, ricreando ogni giorno con le loro specialità un piccolo angolo di casa per quegli uomini e quelle donne che hanno scelto il tir come compagno e la strada come professione. È iniziato da qualche giorno ormai anche il viaggio di Alessandro Borghese che con i suoi 4 Ristoranti attraversa il paese dall’Umbria, al Lago di Como, passando per la penisola sorrentina e arrivando fino a Padova, alle coste della Sardegna e al Parco del Pollino. Quattro ristoratori di una stessa zona si sfidano per stabilire chi tra di loro è il migliore in una determinata categoria; ogni ristoratore invita a cena gli altri tre che, accompagnati da chef Borghese, commentano e votano.È arrivata invece alla quinta edizione la serie documentaria candidata agli Emmy Chef’s Table in cui le star della cucina di tutto il mondo ridefiniscono il concetto di cibo gourmet con piatti innovativi e dessert squisiti. Ogni puntata è dedicata ad uno chef diverso da Massimo Bottura allo spagnolo Albert Adrià, fratello di Ferran, in un racconto che va ben oltre alla descrizione di una portata ma è un viaggio nella storia personale e nel percorso professionale di ognuno di questi professionisti. È stata per la piattaforma digitale la prima produzione seriale documentaria originale e ha avuto un successo straordinario tanto da garantire a Netflix la possibilità di proseguire in questo percorso, tanto che è già annunciata una sesta serie dove insieme alla chef afroamericana Mashama Bailey, all’americano Sean Brock e all’inglese di origine indiana Asma Khan ci sarà anche Dario Cecchini con la sua fiorentina all’Officina della Bistecca di Panzano in Chianti. È ancora in fase di preproduzione, ma il progetto è quanto mai interessante, una nuovissima serie tutta italiana che mescola giallo e gastronomia. Si intitola Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia ed è l’adattamento per il piccolo schermo del thriller di Luca Iaccarino Qualcuno sta uccidendo i pià grandi cuochi di Torino (a sua volta omaggio diretto al film con Jacqueline Bisset e Philippe Noiret Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa). Vincitore del premio Libri da Gustare 2018, il giallo di Iaccarino è l’indagine di un critico gastonomico del principale quotidiano cittadino che suo malgrado si trova a dover affiancare il commissario Santamaria (omaggio all’originale di Fruttero e Lucentini) nel difficile compito di capire chi sta uccidendo i più grandi cuochi della città. La serie che i produttori Alessandro Micheli e Francesco Catarinolo stanno sviluppando muove dal romanzo per allargarsi al territorio nazionale e raccontare quindi insieme all’indagine il territorio e le sue eccellenze gastronomiche. “Non se ne può più di questi cuochi che imperversarno in tv per cui l’idea di ammazzarli, seppur attraverso la finzione televisiva, ci sembrava alquanto divertente. – dice Iaccarino – Il passaggio della storia da locale a nazionale, immaginata dai produttori, con cuochi di tutta Italia che vengono assassinati nei loro ristoranti ci dà l’occasione sia di vedere posti molto scenografici del nostro paese che di approfondire le identità gastronomiche dei diversi territori”. E sono già diversi gli chef che hanno dato la loro adesione per comparire vivi e cadaveri nella serie tv: Davide Scabin del Combal.Zero di Rivoli, Matteo Baronetto di Del Cambio di Torino, Moreno Cedroni de La Madonnina del Pescatore di Senigallia, Chef Tomei di L’Imbuto di Lucca. “Quello che ci ha colpito è che non solo gli chef a cui abbiamo chiesto il permesso di farli morire prima sul romanzo poi nella serie non se la sono presa affatto – racconta Iaccarino – ma al contrario è infastidito chi non viene ammazzato perché se “qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia” se non vieni ucciso significa che non sei uno dei più grandi”.
Chiara Ugolini, Repubblica