Roberto: «All’epoca dello schiaffo eravamo discoli. L’ho incontrato per il programma che condurrò dall’11 novembre su Sky Arte, è stato molto gentile»
Siamo tutti connessi, ma dimenticate Dago, il sito più temuto d’Italia: qui si parla d’altro. E dimenticatevi il telecomando, almeno per 30 minuti, il tempo della puntata. «L’obiettivo è non far venire voglia di cambiare canale», dice Roberto D’Agostino. Da venerdì riprende, con Dago in the Sky, su Sky Arte, il suo viaggio su come la tecnologia sta cambiando la nostra esistenza. Si comincia da Vittorio Sgarbi, 25 anni dopo la loro lite con schiaffo, e dalla grecista Eva Cantarella. Tema: l’omosessualità nell’arte, una sorta di «bonus» extra Web che è il filo rosso del programma.
Il Rinascimento digitale
Ma nel suo Rinascimento digitale su Sky, di cui è coautrice Anna Cerofolini, del trash non vi è traccia. Qui si parla in modo sorprendente (anche perché Sgarbi non dice parolacce né capra, la sua password) della ricerca della bellezza nel corpo nudo, di come colpisce il genio artistico, da Leonardo a Michelangelo, da Bacon a Pasolini i cui attori Davoli e Citti sembrano usciti, immagini alla mano, da una tela caravaggesca. Per Sgarbi «tutta l’arte è omosessuale», laddove l’artista è una madre che genera. La coscienza omosessuale sul piano estetico è nata a fine 800, dai poeti «maledetti» fino a Rimbaud e Verlaine, mentre con Ovidio «da bisogno fisico divenne etica amorosa e tutti i rapporti sessuali sono sentimentali».
Si parlerà di Internet in tutte le sue declinazioni
Con la sua barba mefistofelica e il suo corpo «scritto» (il tatuaggio che ama è il crocifisso sulla schiena, «legato» a una cicatrice), Dago a 68 anni si fa «tecno» guru, e racconta il suo programma «contemporaneo». È un breve racconto omerico «multitasking», con l’immagine scomposta alla Mondrian, dove troviamo la rivoluzione di Internet in tutte le declinazioni: dalla possibilità di crearsi un’altra identità, all’iper-democrazia, cioé il superamento della politica come territorio, persona in mezzo alle persone. «Avanzano le autarchie, Erdogan e Putin, ma ci si chiede se le democrazie hanno la capacità di stare in piedi». Si parlerà di spiritualità come bisogno di una nuova etica, di ricchezza ostentata. «Ci sono arabi che per una festa hanno requisito un hotel, hanno fatto arrivare Dita von Teese da Los Angeles». Si parlerà del kitsch come arte della felicità; di cibo (il cuoco che diventa chef…); del corpo: l’ultima frontiera è la «scarificazione». Scar in inglese significa cicatrice, ci si procura un taglio e sulla cicatrice scrivi quello che vuoi. Siamo nell’era dell’«Uomo illustrato».
Corriere della Sera