Venezia 79, Tilda Swinton madre e figlia in “The eternal daughter”

Venezia 79, Tilda Swinton madre e figlia in “The eternal daughter”

La camaleontica attrice è protagonista del film in concorso presentato al Lido

Tilda Swinton ci ha abituato al suo trasformismo e ai cambi di look. E anche a Venezia 79 non si è smentita. La camaleontica attrice questa volta interpreta due ruoli, una madre e una figlia, protagonista di “The eternal daughter” di Joanna Hogg, in concorso per il Leone d’Oro. Il film è un mystery drama ambientato in una grande residenza inglese che ricorda il set di “Downton Abbey” o la residenza di Thomas Shelby di “Peaky Blinders”. Per Tilda Swinton una vera e propria “performance, quasi una improvvisazione, senza sceneggiatura e con pochi dialoghi”, con al centro l’elaborazione del lutto. E sul red carpet ha sfoggiato i capelli gialli canarino, spiegando: “È un onore per me indossare metà della bandiera ucraina”.

In “The eternal daughter”, fantasmi, strane presenze, un’atmosfera sospesa e inquietante per la protagonista, una regista alle prese con la scrittura del nuovo film, un ritratto della madre morta da poco. “Un film terapeutico”, ha detto Tilda Swinton parlando di se stessa e della regista, entrambe orfane della madre a Venezia 79. Londinese, Coppa Volpi nel ’92 per “Edoardo II” di Derek Jarman, uno dei tanti film che li hanno visti insieme, Oscar non protagonista per “Michael Clayton” di Tony Gilroy, parla del nuovo film inquietante e semi-autobiografico. Cosa ci ha trovato? “Io cerco sempre le stesse cose, l’amicizia, la comunanza, è il modo in cui ho cominciato a lavorare fin dall’inizio, con Jarman con cui in 9 anni abbiamo fatto 7 film, con Luca Guadagnino, e anche con Joanna. Sono consapevole che per me la molla è lavorare con le persone che si amano, poi ci sono i nuovi incontri come per Memoria di Apichatpong Weerasethakul. Sono di nuovo pronta, ho avuto dei figli, sapevo di non voler viaggiare, allontanarmi da loro ora che sono grandi sono pronta a immergermi in nuove avventure”.

“Uno dei principali motori del dolore è la sensazione di dover rinunciare a quella relazione. E poi ti rendi conto, se sei fortunato, che puoi continuare la relazione”, ha spiegato Tilda Swinton a proposito del suo personaggio di figlia. “Potrebbero non essere presenti, ma puoi continuare la conversazione”. Con Joanna Hogg avevano fatto insieme anche il precedente film in due parti ‘The Souvenir’, che ha avuto successo ai Bafta inglesi qualche anno fa, basato sui suoi anni da giovane con un fidanzato tossicodipendente e sui suoi tentativi di trasformare il trauma in arte. “Tutti i miei film sono personali ma… questo, lo ammetto, lo è più di altri”. Ha perso sua madre nel 2012, mentre alla regista capitato durante le riprese, “c’è stata una elaborazione del lutto, il coraggio di liberarsi, lasciare andare”.

Nel film la Swinton-figlia immagina di essere con la madre anziana (interpretata da lei stessa) nella loro vecchia aristocratica residenza trasformata in hotel, riguardare le lettere, i libri, gli oggetti, fare ancora colazione e cena con lei, dormire nel suo letto, portare il suo cane Louis a spasso nel giardino, mentre strani scricchiolii arrivano da tutte le parti, “è un modo per stabilire ancora una connessione, essere eternamente figli”

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