Dopo 11 concerti e 300mila persone, i due artisti chiudono le performance di coppia negli stadi. E confessano: «Dietro le quinte eravamo come Sandra e Raimondo»
E adesso? «Io vado via e Biagio resta da solo…». «Sì, solo sul palco, faccio un auto-duetto, poi arriva l’ambulanza e mi porta via». Si sbaracca tutto, ci sono 36 tir da riempire, il clima goliardico vince sulla malinconia. L’altra sera a Cagliari Laura Pausini e Biagio Antonacci (ospiti a sorpresa Fiorello e Paola Cortellesi) hanno terminato il loro tour in coppia negli stadi: 11 concerti, 300 mila persone.Non ci sarà un seguito a questa serie. Chi non c’era se li è persi. Non ci saranno né un album, né un dvd. La chiusura del progetto sarà affidata a un documentario con il racconto di questi mesi, decine di ore di girato realizzate da Jader Carta, il figlio di Paolo, compagno (e chitarrista) di Laura che ha avuto accesso a momenti privati. «Dietro le quinte eravamo come Sandra e Raimondo… Sono abituata a suonare all’estero e sin dalle prime riunioni ho utilizzato termini come quick change per i cambi d’abito o props per gli oggetti di scena… Biagio annuiva… Solo a poche settimane dalla debutto ha chiesto “ma cosa sono il quick change e i props”?».L’imputato si difenda: «In Italia non avevo mai sentito questi termini. E dire che è qualche anno che faccio concerti…». Per non dire dei movimenti di scena. «Ciascuno dei megaschermi viene indicato da una lettera e da un numero per evitare incidenti tipo ghigliottina quando si muovono durante lo show. E lui non capiva mai dove dovessimo spostarci per evitare incidenti…». Laura estrae il cellulare e mostra un messaggio che lui le ha mandato: due carte d’imbarco con i posti 1A e 1B e la scritta «finalmente ho capito!». Per vederli cantare di nuovo assieme non torna utile nemmeno il nuovo album di Biagio. «Le ho già fatto sentire quasi tutto il disco durante i momenti vuoti in camerino…», «… e io lo canterei tutto ma non è previsto che vi partecipi: voglio stare ferma un bel po’».Si conoscono da anni, da quel telegramma mandato da Biagio a Laura per il debutto a Sanremo, ma qualcosa di nuovo lo hanno scoperto. «Ho apprezzato il falsetto con cui ha cantato le mie canzoni e che non usa mai nei suoi dischi. E poi ho capito che se hai un talento chiaro e vero, non costruito, arrivi ovunque: mi sono sentito protetto da Laura», dice lui. Racconta lei: «Lo seguo da quando sono una ragazzina, dal suo primo disco. Quando entri così dentro un’artista alla fine capisci veramente quello che scrive. In questi mesi ho vissuto tante cose che avevo immaginato solo da fuori. E sul palco lui ha un’energia fisica incredibile». Se devono scegliere una coppia artistica come modello puntano in alto. «Due amici, senza interesse sentimentale, innamorati dello spettacolo: siamo come Sophia Loren e Marcello Mastroianni», esulta Biagio.Ogni star ha il suo ego, è abituata a essere al centro dell’attenzione, alle coccole di tutto lo staff, agli sguardi del pubblico. Si fa riflessivo Antonacci: «Ci vuole intelligenza per stare insieme. In fondo siamo saliti su quel palco per raccontare una storia vera di amicizia e collaborazione artistica». Aggiunge la Pau: «Con lui al fianco mi sentivo libera di sbagliare. Per me il problema adesso è opposto: come fare il prossimo tour da sola». Diceva però di volersi fermare un po’: «Giro il mondo da quando ho 18 anni e ho preso una pausa nel 2010 su richiesta di mia mamma: ho imparato ad andare in banca, a stare dietro alla casa… Sento che è arrivato un momento della vita in cui devo imparare qualcosa di nuovo, altrimenti finisce che penso di aver fatto tutto. Vorrei essere più vergine e per farlo devo vivere, leggere, uscire dalla frenesia e dalla velocità, svegliarmi la mattina e andare a letto a mezzanotte… vivere una vita normale».
Andrea Laffranchi, corriere.it