IL ROCK È PIÙ VIVO CHE MAI

IL ROCK È PIÙ VIVO CHE MAI

IL ROCK È PIÙ VIVO CHE MAI

Si intitola ‘Deserti’ ed è un viaggio tra emozioni e scenari sociali il nuovo album di Piero Pelù, che uscirà domani sotto l’etichetta Epic Records/Sony Music Italy. Questo disco segna il ritorno sulle scene del rocker di Firenze dopo uno stop forzato causato da uno shock acustico subito due anni fa durante la registrazione in studio, che ha provocato il rinvio del tour. Il concept album si inserisce come secondo capitolo della ‘Trilogia del disagio’, iniziata nel 2020 con il disco ‘Pugili fragili’, e prosegue oggi con 12 tracce: 11 inedite e una versione unplugged dell’ormai leggendario manifesto del pacifismo ‘Il mio nome è mai più’, scritto con Luciano Ligabue e Lorenzo Jovanotti, che Pelù ha voluto ristampare per il 25º anniversario della sua uscita.

“I deserti e la desertificazione sono sotto gli occhi di tutti – racconta Pelù -. Parlo di deserti sociali, affettivi, politici. Il tutto è strettamente legato al disagio che sto vivendo dalla pandemia in poi”. Ma i deserti, spiega il rocker, sono anche luoghi affascinanti: “Amo visitare il deserto del Marocco o il Nord Africa. La prima canzone dell’album si chiama ‘Porte’ perché rappresenta l’ingresso nella dimensione dell’album. I deserti sono una constatazione ma anche una suggestione emotiva”.
Dopo l’incidente, Pelù non si è chiuso in sé ma ha condiviso la sua esperienza con i fan. “Ho scoperto che gli acufeni sono un problema sociale significativo. Sui social, migliaia di persone mi hanno contattato per darmi consigli o raccontarmi le loro esperienze, è una piaga sociale. Chi soffre di acufeni tende anche un po’ all’isolamento, perché non aiuta a sopportare i rumori e gli inquinamenti acustici delle città”. Pelù ha deciso di raccontare la sua situazione in ‘Baraonde’, una canzone “che amo profondamente”, spiega l’artista. “Dopo l’incidente mi sono immerso completamente nella natura, producendo fotografie e un video che ho realizzato io stesso”. La copertina del disco è un montaggio di sue fotografie: “Si vede un cielo riflesso in una pozzanghera d’asfalto. È un cielo sporco, finto. Mi sono immerso nell’informale che si può ritrovare in natura, e tutto questo finirà anche sui visual che proietterò durante il tour”.

Un tour che inizierà il prossimo 29 giugno a Spilimbergo (Pn) e che vedrà Pelù protagonista sulle principali scene estive, mentre in autunno tornerà alle radici del rock ‘n’ roll nei club. “È tutto pronto – assicura Pelù – e non vedo l’ora di ricominciare a suonare dopo lo stop forzato che ho subito. La medicina non mi è stata d’aiuto, ho avuto solo un 25% di miglioramento, mentre la tecnologia mi ha aiutato molto e mi ha permesso di risalire sul palco. Fuori c’è la stessa potenza di suono, ma in cuffia è molto più contenuto”.

Oltre a parlare dei deserti causati dalle guerre, come in ‘Scacciamali’, il rocker affronta anche i deserti affettivi nel brano ‘Picasso’, dove racconta del Piero “bambino, adolescente che confida alla famiglia di voler fare musica, il rock’n’roll, e si trova di fronte a un muro, a una guerra mondiale tra le mura domestiche”. Anche i deserti sentimentali sono trattati, come nella rock ballad ‘Maledetto Cuore’, o i deserti creati dai social, come in ‘Tutto e subito’, brano scritto con i Fast Animals and Slow Kids. Poi c’è ‘Novichok’, il brano musicalmente più legato alle radici litfibiane, in cui il veleno usato da Putin per eliminare gli oppositori diventa una metafora del veleno che contamina i cittadini attraverso cibi e propaganda. Un album squisitamente rock, in pieno stile Pelù.

“Il rock è vivo – sottolinea Pelù – oggi in Italia ci sono molte nuove band che spaccano di brutto. Nel mio disco figurano due ospiti importanti dell’ultima generazione, come i Calibro 35 e i Fast Animals and Slow Kids. Il rock sta benissimo e gode di ottima salute, e voglio sperare che ‘Deserti’ dia un segnale anche a chi si è lasciato un po’ troppo distrarre dalle nuove tendenze”.

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